A lezione di speech-play con Charlie Carrel: quella volta in cui riuscì a far foldare colore a Leon Tsouternik con la mano peggiore! Part 1

Tutti quanti conosciamo il Texas Hold'em o almeno, se vi trovate a leggere queste righe si presume che le cose stiano così, giusto?

Sì dai, chiamiamolo più semplicemente poker, il poker alla texana, quello che si gioca con due carte coperte e 5 sul tavolo.

 

C'è chi gioca a questo splendido giochino per passione, chi per lavoro, chi soltanto la notte di Natale, ma siamo tutti d'accordo sul fatto che sappiamo benissimo di cosa stiamo parlando. Quella che vogliamo presentarvi oggi infatti, è una mano di poker, anzi no. Non esclusivamente.

 


Avrete già capito che se si trattasse di qualcosa di normale non avremmo dedicato due paragrafi a un'introduzione che, senza un adeguato contenuto, risulterebbe fine a se stessa. Cerchermo di farci perdonare per questi 30 secondi di lettura nella quale ci abbiamo volutamente girato intorno, per creare un po' di suspense...

 

Se il poker fosse solamente una questione di numeri, percentuali e matematica applicata al gioco, non avrebbe mai riscosso un successo planetario. Invece, fortunatamente, ne siamo affascinati perché coinvolge le nostre emozioni, i nostri sensi, la nostra capacità di percepire la realtà circostante.

 

C'è chi sostiene che per giocare bene a poker la posizione sia più importante delle carte con cui si gioca. Poi c'è gente come Charlie Carrel, professionista britannico dal talento smisurato, a cui per vincere un colpo non servono né carte né posizione. A lui basta parlare. Avrete sicuramente sentito in giro l'espressione "speech player", ovvero quel tipo di giocatori che fanno della loro parlantina l'arma migliore per contrastare i propri avversari, guidandoli consapevolmente nella direzione sbagliata.

 

Tra gli esempi più eclatanti potremmo citare Will Kassouf, ma vi basta guardare qualche video di Daniel Negreanu per capire che non occorre essere così fastidiosi per ottenere degli ottimi risultati con una buona loquela. 

 

Charlie Carrel è piuttosto timido, non certamente uno alla Kassouf per intenderci, ma fa della sua abilità nella lettura dei tell avversari e della sua capacità di manipolare gli avversari le armi migliori. Non è un caso che sia stato in grado di "crushare" la scena high stakes pur disdegnando apertamente la GTO, diventata quasi la moda del momento anche quando la sua applicazione può non essere sempre adeguata al contesto (vedi partite amatoriali con giocatori tutt'altro che preparati).

 

Il suo antagonista, nella mano che andremo a raccontarvi, si chiama Leon TsoukerniK. Per chi non lo conoscesse, stiamo parlando del proprietario del King's Casinò di Rozvadov, ovvero un imprenditore multimilionario con la passione per il poker e l'avversione al tasto fold. Uno a cui piace parlare e scherzare, soprattutto al tavolo, che non ha affatto paura di piazzare un bluff ardito o lanciarsi in un hero-call da antologia. Dipende dalle sensazioni, dalle sue sensazioni...E magari a livello tecnico non sarà all'altezza di un Dominik Nitsche, ma vi possiamo assicurare che nella singola mano non sono in tanti ad esser felici di affrontarlo, figuramoci piazzargli un bel bluff al tavolo televisivo di un Main Event EPT. A Leon non la si combina, quello è il suo campo. Al massimo potrebbe essere lui a lanciarvele addoso e pazienza, nuovo giro nuova corsa.

 

Dopo queste ricche premesse passiamo all'analisi della mano...Nella seconda parte!

Wallpaper download

Seguici