Doug Polk e Phil Galfond esaminano il caso di Mike Postle!

Non si è ancora risolta del tutto, una delle vicende più assurde e coinvolgenti – almeno dal punto di vista morale – del poker internazionale negli ultimi dodici mesi. Stiamo parlando della vicenda che ha avuto come protagonista Mike Postle. Quando un giocatore senza né arte né parte, riesce a segnalarsi per una partita praticamente perfetta, azzeccando la quasi totalità delle mosse da fare, non può non suscitare giusto un pizzico di scalpore.

 

 

Da lì in poi, per Postle è stato un vero e proprio vulcano di emozioni e di gatte da pelare. Da una parte c’erano le accuse mosse da alcuni tra i migliori giocatori al mondo, come nel caso di Daniel Negreanu che non ha perso tempo per attaccare. Dall’altra parte c’erano le prime denunce, con tanto di tentativi per dimostrare la sua colpevolezza. E poi, dulcis in fundo – si fa per dire – è arrivata la notifica relativa all’inizio del procedimento ai suoi danni.

 

I primi otto mesi del 2020 sono stati senza dubbio i più duri nella vita di Mike Postle. Anche se, alla fine dei conti e con un procedimento che sembra ormai essersi concluso, non sembrano esserci stati grossi danni per lui. Anche sulla base del sostegno offerto dalla casa da gioco in cui si è consumata questa partita ai confini della realtà, la Stones Gambling Hall di Sacramento. Proprio i gestori del casinò, a dire il vero, non ci hanno fatto una bella figura.

 

Dopo la fine del procedimento, infatti, è arrivato il seguente messaggio da parte dei gestori della poker room: “L’azione legale riflette le più vecchie lamentele da gamblers, ossia che non hanno vinto perchè sono stati fregati. I querelanti dovrebbero sapere che se i giocatori fanno cheating danneggiano gli affari e la reputazione dello Stones. È sconcertante che i querelanti accusino lo Stones invece di cercare il suo aiuto nell’obiettivo comune di prevenire il cheating nel poker”.

 

Una vera e propria accusa di whining, che non è andata giù ad alcuni personaggi piuttosto noti e importanti del mondo del poker. A partire da Phil Galfond. “Sono un tipo piuttosto occupato, probabilmente non avrei mai più pensato al caso Postle ma il TD e il casinò hanno risposto a una vittoria ‘legale’ facendo del sarcasmo sulle vittime. Se ci fate avere tutte le hand history su PokerTracker o su un foglio elettronico, stilerò io stesso un report dettagliato con le prove o sulla loro mancanza”, ha scritto Galfond su Twitter in risposta ai gestori della Stones.

 

Dunque parte un vero e proprio attacco diretto, con tanto di analisi che Galfond vorrebbe fare. E al suo fianco, una volta tanto, si schiera anche Doug Polk, uno di quelli che nelle polemiche si getta a capofitto. Il noto vlogger risponde così al tournament director Kuraitis, un altro dei grandi accusati: “Tu e Postle siete innocenti agli occhi della legge perchè il sistema legale non è adatto a determinare se stavate truffando o no. I debiti di gioco sono molto difficili da provare. Smetti di insultare la comunità pokeristica con questo nonsense”, ha scritto Polk con un post in tre punti.

 

Insomma, la querelle Postle non sembra decidersi a finire...

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