
Come comportarsi con le proprie mani più forti? Meglio puntare e non prendersi rischi oppure provare ad intrappolare i propri avversari? Ecco qualche consiglio.
Quando si decide se fare o meno uno slowplay è bene considerare almeno 3 fattori:
- la solidità della propria mano
- il tipo di avversario
- la “dominazione” del board
Vediamoli uno per uno.
La solidità della propria mano
Vi sono casi in cui potrebbe essere rischioso effettuare uno slowplay. Una mano come Js Jc ad esempio è molto vulnerabile su flop 6h 7h 4s, essendoci diversi turn e river problematici. Al contrario, se il flop fosse 5s Jh Kd i rischi di perdere il piatto in qualche modo diminuiscono.
Prima di fare uno slowplay è bene quindi chiedersi sempre: “vale davvero la pena fare un check e rischiare che il mio avversario prenda una carta gratis?”
In certi casi questo potrebbe non essere un problema e in altri sì. Il compito di un giocatore di poker è anche quello di calcolare in modo corretto il rapporto rischio-beneficio di uno slowplay.
Il tipo di avversario
Molto spesso i giocatori meno attenti tendono a fare slowplay in modo troppo automatico quando realizzano un buon punto, senza pensare che la scelta a valore atteso positivo o maggiore è spesso l’attacco.
Infatti, quando si sta giocando contro un giocatore passivo lo slowplay è una mossa poco efficace. Questi giocatori tendono a fare molti check back in modo da arrivare allo showdown nel modo più economico possibile. Persino con un progetto alcuni avversari cercheranno di prendersi la carta gratis piuttosto che provare a vincere il piatto con una puntata.
Non esiste slowplay profittevole contro questi giocatori: puntare e farlo con una size grossa è sempre il modo migliore di massimizzare le proprie mani.
Al contrario, lo slowplay è molto profittevole contro gli avversari più aggressivi, che proveranno ad attaccare tutti i piatti in cui fiutino debolezza. Se la maggior parte delle volte in cui si fa check ci si aspetta una puntata, quello è il momento buono per fare slowplay.
La “dominazione” del board
Può succedere che il board sia talmente dominato che poche volte l'avversario avrà una mano forte con cui investire molte chips nel piatto.
Si tratta ad esempio di quelle situazioni in cui si ha top set su un board molto dry: se si ha Kc Kd su flop Ks 8d 3c è molto difficile che un avversario abbia un K e che possa pagare più puntate. In questi casi lo slowplay è quasi una necessità più che un’opzione.
Non bisogna avere paura di perdere valore quelle volte in cui il proprio avversario avrà un set peggiore del proprio, infatti contro questo tipo di mani è molto probabile finire ai resti comunque, anche se si effettua un check al flop.
Occhio alla posizione
La posizione è molto importante quando si decide se fare o meno uno slowplay. L’importante è sempre chiedersi per quale specifico motivo lo si sta facendo. Se si vuole fare uno slowplay perchè il board è troppo dominato, allora non ha troppa importanza la posizione relativa.
Ma se si vuole sfruttare l’aggressività di un proprio avversario allora l’ideale potrebbe essere puntare comunque quando si è in posizione: un check back potrebbe fare guadagnare al massimo due strade di valore, mentre una bet potrebbe ricevere un check/raise e far vincere di più. Fuori posizione invece lo slowplay sarebbe più profittevolein quanto darebbe l’opzione di effettuare un check/raise e punire le frequenti puntate del proprio avversario.
Attenzione ad effettuare slowplay fuori posizione contro giocatori poco aggressivi: vi è il rischio concreto di perdere almeno una strada di valore tra flop, turn e river.
Lo slowplay è un'ottima variazione di strategia e può regalare forti emozioni quando riesce, ma è importante non abusarne a priori ed effettuarlo solo quando la situazione lo rende la scelta ideale. In caso contrario, puntare resta la scelta migliore, garantendo in media un profitto maggiore.