
Non tutti i check sono uguali
In realtà il check può avere diversi significati a seconda della situazione. A volte può essere davvero indicatore di debolezza, altre invece potrebbe essere una scelta piuttosto standard.
Ogni situazione va analizzata in modo individuale e con la massima oggettività. Vediamone alcune.
Il check al raiser
Molti giocatori alle prime armi tendono a vedere ogni tipo di check come segno di debolezza, ma questo è uno di quei casi in cui ciò non è necessariamente vero. Un check al raiser rappresenta sicuramente più debolezza di una donkbet, ma non abbastanza da giustificare una cieca aggressione.
Negli anni la continuation bet è diventata un’azione molto popolare, tanto che spesso viene data per scontata. Quando un giocatore chiama un rilancio preflop fuori posizione, ci si può aspettare che faccia check quasi sempre proprio per questo motivo.
Perchè uscire in puntata e smascherare la forza della propria mano quando si può lasciare all’original raiser la chance di effettuare una cbet?
Questa tendenza è così forte che nel poker live è persino possibile fare check “in the dark”, ossia ancora prima di vedere il flop.
Questo non significa che la donkbet sia una giocata intrinsicamente sbagliata, ma soltanto che il “check to the raiser” è visto da molti come la giocata più standard con tutto il proprio range.
Per questo motivo, quando un giocatore lascia la parola all’original raiser è ancora troppo presto per fare considerazioni sul suo range.
Il check in piatto multiway
Nei piatti multiway la situazione è leggermente diversa, specie quando si parla di piatti a 4 o più giocatori.
In situazioni di questo tipo è lecito aspettarsi meno cbet del solito ed uscire in puntata con le proprie mani migliori è di solito una buona idea, specie se ci sono giocatori occasionali nel piatto.
Alcuni giocatori tuttavia, specie quelli più “ABC” o quelli più passivi, sono così legati all’abitudine di fare check all’original raiser che lo faranno sempre anche in questi casi. Il tipo di avversario che si sta fronteggiando è quindi molto importante quando si vuole interpretare un check in questi piatti.
Il check da parte dell’original raiser
Come detto in precedenza, chi ha aperto preflop ci si aspetta continui con l’aggressione postflop, o almeno che lo faccia con le sue mani più forti.
Per questo motivo un check da parte dell’original raiser è di solito segno di debolezza e dovrebbe essere attaccato di frequente.
Esistono giocatori che, consapevoli di questo, cercheranno di ingannare i propri avversari con check inaspettati ma si tratta comunque di una piccola minoranza.
Anche in questa specifica situazione ci sono comunque check più deboli e altri meno deboli.
Mentre un check fuori posizione può infatti essere un modo particolare di intrappolare il proprio avversario con una mano premium, è difficile che un giocatore decida di rinunciare a una strada di valore facendo check back in posizione.
Allo stesso modo un check su un board molto dry può essere fatto nella speranza di indurre al bluff il proprio avversario, ma se il board è connesso ciò comporterebbe troppi rischi e non viene fatto così di frequente.
Come si può vedere non esiste quindi un solo modo di interpretare il check. Questo va contestualizzato e abbinato al tipo di giocatore che si affronta. Come al solito nel poker non esistono soluzione semplici e vanno analizzate tutte le variabili prima di giungere a conclusioni affrettate.