Molti giocatori provano forte frustrazione quando sul flop scende un’overcard alla loro pocket pair. In realtà, non sempre tutto è perduto. Vediamo come affrontare queste scomode situazioni.
L’importanza di fare il punto della situazione
Il primo passo per affrontare al meglio queste situazioni è mantenere la calma, senza abbattersi e passare subito ad un mindset arrendevole.
Il fatto che non si abbia un’overpair non significa che il piatto sia necessariamente perso o che il proprio avversario abbia una mano migliore.
Per chiarirsi le idee riguardo al proseguio della mano è una buona idea porsi una serie di domande, eccole qui una ad una.
1. Quanto spesso avrò la mano peggiore?
A questa domanda non è sempre semplice dare una risposta, ma porre la dovuta attenzione al range del proprio avversario e al tipo di board può aiutare.
Se si apre dal Cut-Off e il proprio avversario si limita al call, è facile che abbia più spesso qualche suited connector o una coppia piuttosto che un K o un Asso (con molti dei quali avrebbe forse effettuato una 3bet). In questo caso un board di tipo Kxx non è così pericoloso se si ha ad esempio una coppia di Jack.
Supponendo invece di chiamare con la stessa mano l’apertura del giocatore UTG, lo stesso tipo di board può rivelarsi più problematico (sebbene non sia ancora detto di avere la mano peggiore).
2. La mia mano ha bisogno di protection?
Non tutte le coppie sono uguali e ciò vale anche per le pocket pairs. Per fare un esempio su flop Kh7d3c, avere QQ o avere 88 non è la stessa cosa.
Nello specifico una coppia di donne non ha particolare bisogno di protezione e si troverà spesso in una situazione di “molto avanti o molto indietro”: se l’avversario ha almeno un K sarà difficile vincere allo showdown, in caso contrario sarà difficile perdere.
88 si rivela invece più vulnerabile e ognuna delle tante overcards a questa coppia potrà risultare fatale per il risultato della mano.
Ne consegue che in linea di massima una coppia “solida” potrà più spesso fare check con l’intenzione di chiamare almeno una puntata, mentre quelle più basse potrebbero rivelarsi più profittevoli se giocate in modo aggressivo con una cbet (nella speranza di vincere il piatto subito).
3. L’avversario è un giocatore aggressivo?
Come sempre nel Poker, il proprio avversario non è certo un fattore da trascurare e la prima considerazione dovrebbe riguardare la sua aggressività.
Gli avversari più aggressivi tenderanno a puntare più spesso in caso di check e di tanto in tanto attaccheranno le puntate altrui con raise e re-raise.
Ne consegue che, specie sui board più connessi, sarà difficile puntare le proprie mani medie in quanto sarà alto il rischio di venire bluffati su una o più strade.
Al contrario un check avrà il pregio di tenere basso il piatto e allo stesso tempo indurre al bluff questi particolari avversari.
Contro i giocatori più passivi può invece essere meglio porre la propria concentrazione all’estrarre thin value dalla propria mano e quindi puntare, in quanto questi avversari non punteranno a loro volta nè tantomeno effettueranno abbastanza contro-rilanci in bluff.
Queste domande si rivelano utili in ogni situazione e forniscono tutte le informazioni necessarie a creare un piano vincente per il proseguio della mano. L’importante è sempre ricordarsi di non arrendersi prima del dovuto e valutare la soluzione migliore.