GESTIRE GLI ASSI FORTI

AK e AQ possono mettere in difficoltà i giocatori alle prime armi, in quanto si tratta di mani che possono variare di molto la loro forza relativa a seconda della situazione. Ecco qualche consiglio su come gestirli.

 

Il preflop: 3bet o call?
Non tutti gli spot preflop sono uguali e non c’è un unico modo corretto di giocare queste mani.

Un errore comune è quello di pensare che con AQ e soprattutto AK la 3bet sia sempre standard, quando in realtà vi sono diversi spot in cui il coldcall potrebbe essere una scelta migliore.

La 3bet con gli assi forti ha molti meriti quando ci si aspetta di ricevere call (o 4bet) da un range piuttosto largo, ma perde buona parte della sua efficacia contro range troppo chiusi o giocatori che fanno troppi fold.

La vera domanda non è se un controrilancio con queste mani sia profittevole (di solito lo è), ma piuttosto: “una 3bet è davvero +EV rispetto al coldcall in questa specifica situazione?”

Quando si ha a che fare con range molto chiusi il rischio è sempre quello di restringere troppo il range del proprio avversario, mentre se questo ha la tendenza a fare troppi fold il problema è il gran numero di mani dominate che si spingono fuori dal piatto. È facile capire perchè in questi casi il coldcall possa essere un’alternativa migliore.

Il coldcall obbliga a giocare postflop e la situazione potrebbe complicarsi nel proseguio della mano, ma nel poker non sempre la soluzione +EV è anche la più “comoda”.

In caso di 4bet
Anche quando si subisce una 4bet non c’è un’unica soluzione e i fattori da considerare sono molti. Call, Raise e Fold sono tutte opzioni percorribili a seconda delle circostanze.

Il raise, con stack di 100 bui tipicamente un all-in, è l’opzione ideale in quelle dinamiche molto LAG che si vengono a creare di solito nelle battaglie di late position. Se si pensa che il proprio avversario sia disposto a fare 4bet/call con AQ, AK diventa un chiaro all-in. Se il flow è così aggressivo che si pensa anche TT e 99 facciano parte del suo 4bet/calling range, ci si può spingere al push per valore anche con AQ.

Il call (specie con AQ) è un’azione che si vede sempre più di frequente ai tavoli. Si tratta di una scelta eccellente quando si pensa che il proprio avversario sia molto sbilanciato sui bluff nel suo range di 4bet. In questo modo è possibile tenere in gioco tutte le sue mani deboli, molte delle quali dominate. È tuttavia necessaria una grande abilità nel gioco postflop per poter sfruttare al meglio il call alla 4bet.

Il fold può sembrare un’opzione molto debole, ma in alcuni casi è la migliore. Ci sono giocatori che preferiscono vedersi il flop prima di committarsi troppo al piatto ed effettuano pochissime 4bet. Se si pensa che il proprio avversario stia effettuando una 4bet con soltanto le mani premium, non c’è vergogna nel foldare quella che è probabilmente la mano peggiore.

Consigli sul postflop
La forza di AK e AQ può mutare radicalmente dal preflop al flop. Molti giocatori inesperti tendono ad innamorarsi di queste mani più del necessario e faticano a fare fold anche quando si tratta della decisione migliore.

AK e AQ hanno la particolarità di avere valore di showdown anche quando non centrano una coppia, ma a volte questo è comunque troppo marginale per proseguire.

Anche in questo caso fare direttamente fold su un flop mancato non è sempre segno di debolezza. È importante accettare il fatto che certi board saranno particolarmente sfavorevoli e la scelta migliore potrebbe essere quella di limitare i danni con un fold preventivo.

Quando si centra una top pair ci si trova invece in uno spot solitamente profittevole, ma ciò non significa che finire ai resti sia sempre giustificato. Nel caso in cui un avversario passivo stesse cercando di ingrossare il piatto con un controrilancio (specie al turn o al river), una semplice top pair di solito non basta.  

AK e AQ sono tra le combinazioni migliori nel Texas Hold’em, ma si tratta anche di mani complesse da giocare. Il modo migliore di procedere è analizzare tutti gli aspetti della mano in corso, cercando di non cadere nella trappola dell’overplay quando si è chiaramente battuti.

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