
Inutile nasconderlo, abbiamo sempre visto il poker come una faccenda 'da maschi'.
I più duri di questi bluffano, non hanno paura, giocano 'senza carte' e non sentono la pressione dei soldi.
E se però non fosse proprio così?
A screditare tutto ciò c'ha provato una ricerca europea, condotta da sei studiosi olandesi e austriaci, i cui risultati sono stati pubblicati sulla rivista 'Nature'.
Questo il titolo italianizzato: 'Gli effetti della somministrazione di testosterone sulla componente strategica del poker'.
A venti ragazze tra i 19 e i 26 anni, dunque, è stata somministrata un'alta quantità di ormone oppure di un placebo, prima di affrontare due sessioni di heads-up.
L'obiettivo era quello di analizzare specialmente il bluff, visto di solito – appunto - come un'azione da duri, da coraggiosi.
I risultati hanno spiazzato un po' tutti, perché le persone con un alto livello di testosterone nel corpo, di fatto, hanno giocato in maniera più prevedibile, il bluff era per lo più legato alla forza reale della mano posseduta e la frequenza di bluff totale, invece, quasi nulla.
Troppo testosterone, perciò, porterebbe i player verso una strategia meno profittevole al tavolo; semplificando diremmo che questi adotterebbero uno stile 'banale', facilmente leggibile dagli avversari.
Con alti valori dell'ormone non è raro diventare calling station incallite, questo perché il testosterone favorisce – la scienza qui ci viene in aiuto – comportamenti improntati alla curiosità, alla ricerca della soddisfazione e dell'autocompiacimento.