
Quando si pensa al poker l'associazione a Doyle Brunson pare quasi scontata. 'Texas Dolly' è un po' come Pelè per il calcio, Larry Bird per il basket o Alain Prost per la Formula Uno.
Insomma, un simbolo che sopravvive alle generazioni e al passare, inevitabile, degli anni. In una recente intervista rilasciata a Erik Galindo, Brunson ha raccontato alcuni aneddoti della sua vita, sia prima di diventare una leggenda con le due carte che dopo.
Cresciuto in una fattoria del Texas, a Longworth, Doyle racconta che ai suoi tempi, per riuscire ad andarsene da casa con una valigia piena di belle speranze, l'unica soluzione era diventare un campione nello sport. Ecco quindi che il giovane Brunson fa di tutto per emergere nella sua disciplina preferita, il basket: "ho imparato a giocare guardando gli altri, cercando di imitarli in palestra", racconta.
Il suo talento comincia a fare mostra di sè ai tempi dell'università e Doyle si distingue per essere una tra le guardie più alte di tutto il college, oltre che una delle più promettenti. Tanto da attirare l'attenzione dei Minnesota Lakers, i Los Angeles Lakers di oggi, i quali mandano uno scuot a visionarlo e gli prometteno che sarebbe stata la prima scelta nel draft dell'anno successivo. Purtroppo per lui, un brutto infortunio alla gamba lo costringe lontano dai campi per circa un anno e il sogno di approdare in NBA svanisce nel nulla: "sono stato fortunato in fondo, il muro che mi cadde addosso avrebbe potuto uccidermi!"
Il fatto che Doyle non sia diventato famoso grazie allo sport più amato d'America è solo una coincidenza, infatti il destino aveva comunque un ottimo piano per il suo futuro. Prima di diventare quel che noi tutti conosciamo, ovvero un campione assoluto nella disciplina Texas Hold'em, Brunson ha vissuto momenti terribili nei primi anni della sua carriera.
Il poker non aveva la popolarità e la trasparenza che regna al giorno d'oggi e vincere una grande somma poteva trasformarsi in un grosso problema. Come quella volta in cui tornando a casa con circa 90.000$ in chip, venne derubato da due rapinatori che lo pestarono a sangue minacciando di morte anche la moglie assieme a lui: "Ad un certo punto finsi un infarto: – racconta – l'avevo visto in un libro su Titanic Thompson, uno dei gambler più famosi all'epoca, che con questa mossa riusciva sempre a cavarsela, anche se lui nascondeva una pistola nella tasca interna della giacca..."
Brunson parla dei suoi successi nel poker come di qualcosa avvenuta 'quasi per caso': "Non so come abbia fatto a vincere 10 braccialetti, giocavo pochi tornei nel corso dell'anno e in quegli anni non aveva una grossa importanza portare o meno a casa un titolo." Sebbene lui provi a sminuire le sue imprese pokeristiche, a rendere epici quei momenti ci ha pensato la storia. Gustatevi l'intervista integrale in quest video: