Alec Torelli: “Per il bene del poker servono professionisti come Martin Jacobson! Ha mostrato come le skill prevalgano sulla fortuna...”



Quando interviene e dice qualcosa, dall'alto della sua esperienza, non è mai banale o scontato. 
Alec Torelli, qualche giorno fa, ha risposto su 'Quora' - website in cui si può domandare qualsiasi cosa – a questa curiosità di un utente: può rappresentare la GTO l'inizio della fine del poker? 
Per chi non lo sapesse, GTO è l'acronimo di 'Game Theory Optimal' che - spiegata con parole semplici – è la strategia ottimale del poker: qualora la imparassero tutti, dunque, si arriverebbe a una risoluzione definitiva del gioco.  
Secondo Torelli, però, è impossibile che ciò avvenga, semplicemente perché ci saranno sempre persone che, pur appassionate di poker, non metteranno il necessario impegno e 'sudore' per imparare la GTO, bilanciare i range etc. etc. 
Di conseguenza il poker non morirà mai, il professionismo esisterà anche tra anni, proprio perché alcuni player siederanno al tavolo per il solo piacere di farlo, senza preoccuparsi di adottare una strategia profittevole. 
Certo – argomenta Alec – il texas hold'em una battaglia importante dovrà comunque vincerla, poiché dovrà cercare di staccarsi di dosso quell'antipatica etichetta di 'gambling game', dato che non lo è. 
Qualora ci riuscisse, si eleverà a qualcosa di più alto rispetto a ciò che è adesso e le persone riconosceranno allora sì l'influenza della fortuna, ma allo stesso tempo apprezzeranno le qualità di quei giocatori che, con le carte, fanno soldi. 
Per Torelli - affinché questo passaggio avvenga - è necessario che ci siano sempre più esempi positivi legati al poker, che possano quindi mostrare al pubblico quanto le skill prevalgano sull'alea, sulla fortuna. 
Tanto ha fatto, sostiene il californiano, il campione del mondo del 2014 Martin Jacobson, che ha mostrato un poker perfetto in occasione del final table WSOP vinto. 
Anche lo spettatore medio infatti, in quelle giornate di gioco piene di tensione vista la posta in ballo, ha capito come lo svedese non sia stato aiutato dalla buona sorte, bensì da un'accurata preparazione che lo ha reso di fatto una 'macchina perfetta da poker'. 
 

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