
Cinque incognite che potrebbero, o meno, garantirne il successo.
A poco più di un mese di distanza dall' inizio, la creatura di Alex Dreyfus comincia a prendere forma anche nell'immaginario degli appassionati. Una trovata tanto brillante quanto audace quella di creare una lega di poker, sradicando per la prima volta il concetto di gioco dal denaro messo in palio. Insomma, il poker deve esser considerato a tutti gli effetti una disciplina sportiva? Bene, allora dimostriamolo.
Sul piatto della bilancia però vi sono diversi aspetti da considerare, non ultimo la 'sostenibilità' del progetto in termini di 'revenues' provenienti dagli sponsor. Già, perché alla fin dei conti saranno proprio questi numeri a stabilire la buona riuscita del progetto. Evitando di lasciarci andare a considerazioni di carattere economico che poco ci competono, proviamo a capire quali possano essere i punti di forza e le carenze della prima Lega Pokeristica al mondo.
Sul piatto della bilancia però vi sono diversi aspetti da considerare, non ultimo la 'sostenibilità' del progetto in termini di 'revenues' provenienti dagli sponsor. Già, perché alla fin dei conti saranno proprio questi numeri a stabilire la buona riuscita del progetto. Evitando di lasciarci andare a considerazioni di carattere economico che poco ci competono, proviamo a capire quali possano essere i punti di forza e le carenze della prima Lega Pokeristica al mondo.
Campagna mediatica – Dreyfus ha puntato molto sulla comunicazione. Per fare le cose in grande occorre informare le persone a dovere, nel tentativo di alimentare quell'interesse che per mesi è stato solo negli intenti degli addetti ai lavori. Per questo motivo sono stat selezionati dei Team Manager ad hoc, amati e rispettati sia dal pubblico che dagli stessi giocatori. Tuttavia non si tratta dei giocatori più in voga al momento ma soltanto di ottimi comunicatori: siamo sicuri che questo possa bastare?
Struttura – La Global Poker League ha una struttura molto articolata – che spazia dai testa a testa a Sit&Go passando dall'oggetto misterioso chiamato "The Cube" – in modo da garantire una buona diversificazione del prodotto ed incontrare maggiormente il gusto degli appassionati. Attenzione però, la scarsa immediatezza potrebbe rivelarsi un'arma a doppio taglio: il rischio è quello di risultare eccessivamente macchinosa e non essere in grado di suscitare la giusta risposta dal grande pubblico.
Esclusività – In tutte le leghe sportive professionistiche i giocatori sotto contratto si dedicano alla causa in modo esclusivo. Nel poker il discorso è ben diverso: ogni player può considerarsi alla stregua di un imprenditore che investe sulle sue capacità e in termini economici il guadagno deriva dalla partecipazione agli eventi di cartello in giro per il mondo e non di certo dalla sua presenza nella GPL. Il rischio in questo caso è sotto gli occhi di tutti: riusciranno i giocatori coinvolti a dare seriamente il 100% in ogni occasione?
Gioco di squadra – Una delle novità introdotte è proprio l'appartenenza ad un Team. Un tentativo audace, quello di trasformare una disciplina individuale in un gioco di squadra, che lascia diversi interrogativi. Siamo di fronte ad una grande intuizione o ad una forzatura bella e buona?
Autoreferenzialità – Nel poker i soldi fanno la differenza più di ogni altra cosa. Per essere tra i migliori bisogna accumulare vincite su vincite ma, soprattutto nei contesti live, la fortuna gioca un ruolo fondamentale. E' possibile infatti che un ottimo giocatore non abbia ancora fatto il salto di qualità a causa di alcune bad beat nei momenti cruciali, Gianluca Escobar docet. Per contro i media e la stessa organizzazione non fanno altro che esaltare i partecipanti sostenendo che si tratti dei 'migliori al mondo'.
Dal momento che il poker è tutto fuorché una scienza esatta, qual è realmente il confine tra bravura e fortuna, tale da permettere di stabilire chi sia meglio dell'altro? Il concetto di abilità è ben diverso da quello di un'altra disciplina sportiva, come nel caso del calcio o del basket ad esempio. Uno come Messi è il numero uno perché soltanto lui riesce a fare un certo tipo di giocate. Un grinder del NL50 invece, potrebbe non essere inferiore in nulla ad un giocatore del calibro di Dario Sammartino...e se si peccasse di autoreferenzialità?