Ben Heath: “E' impossibile giocare a poker solo per denaro, bisogna amarlo!”



Se la Gran Bretagna sta facendo bene nel poker, live e online, deve ringraziare soprattutto Charlie Carrel e Ben Heath, due amici che negli ultimi anni hanno macinato risultati invidiabili. 
Il più conosciuto è Charlie - nonché il più esperto - ma anche Ben coi suoi quasi 500.000 dollari vinti dal vivo è uno, ecco, che sa il fatto suo. 
E' stato recentemente intervistato dai colleghi di PokerListings e ha dimostrato di essere, oltre che bravo con le due carte, piuttosto saggio. 
“Coloro che lo fanno solo per i soldi – ha spiegato Heath - faticano ad arrivare o a rimanere al top. I migliori giocatori spendono molte ore a pensare al poker, a parlare di poker e a giocarlo, perciò è dura far questo esclusivamente per il denaro. Se quello che ti guida è il desiderio di imparare e migliorare il gioco che ami, più facilmente continuerai a lavorare per stare al livello che ti compete”.
Non è facile fare i soldi col poker come in passato, dunque conoscere molto bene le basi non è oggi sufficiente per farsi strada in un mondo sempre più competitivo. 
 
“Il consiglio che mi sento di dare ora è quello di imparare a pensare riguardo il gioco, piuttosto che capire cosa fare in situazioni specifiche. E’ ottimale essere coachati da qualcuno che è già dove noi vorremmo arrivare o trovare un gruppo con cui parlare delle mani e migliorare insieme…”. 
Tira anche una frecciatina ad alcuni colleghi, che non sono certamente dei maestri per quanto riguarda la disciplina. 
“Vedo tanti pokeristi 'gamblare' nei giochi da casinò, oppure grindano non rispettando il bankroll e finiscono broke”. 
Non tutti hanno la fortuna di Heath, che ha potuto beneficiare dell'amicizia di uno dei talenti più cristallini del poker odierno. Passare del tempo con Carrel, infatti, ha facilitato il percorso di Ben.
“Non posso mai enfatizzare abbastanza quanto sia di aiuto vivere con qualcuno che è già dove tu vorresti essere. Quando siamo in viaggio insieme, infatti, parliamo costantemente delle mani e di quale sarebbe stata la maniera ottimale di giocarle”. 
 

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