
Ma quant'è bella la vita da poker player. Viaggi, hotel, casinò, vacanze, cene ai ristoranti e tanta, tanta libertà. Alzi la mano chi non metterebbe la firma per vivere nell'agio più completo pensando eclusivamente a giocare al proprio giochino preferito. Eppure, come in tutte le cose, la medaglia ha due facce, una delle quali sembra essere piuttosto oscura.
In un recente articolo comparso sul portale internazionale Pokerlisting.com, è stato chiesto ad alcuni top pro se augurassero ai loro figli una carriera simile a quella del papà. Preparatevi perché le risposte non sono esattamente ciò che pensate di leggere.
Mike Gorodinsky, con quasi tre milioni di dollari accumulati nel circuito live, ha le idee piuttosto chiare: "Nessuna attività risulta essere così fine a se stessa come il poker, motivo per cui non inciterei i miei figli a ripercorrere i miei passi. Essere un professionista significa spendere una quantità incredibile di tempo nei casinò, popolati per la maggior parte da persone a una sola dimensione."
Gli fa eco Andrew Barber, pokerista col cuore d'oro visto il suo grande impegno nella fondazione REG, assieme a Liv Boeree e Igor Kurganov: "Mai e poi mai incoraggerei i miei figli a diventare dei pro. Grazie al poker ho avuto la possibilitù di rilfettere molto a fondo e posso dire che tanti miei colleghi sono letteralmente immobilizzati nella loro routine e non traggono alcun beneficio dai loro sacrifici. Insegnerò ai miei figli a giocare ma poi starà a loro decidere."
Che dire invece di Anthony Zinno, uno che grazie ai 6 milioni di dollari macinati ai tavoli qualche soddisfazione se la sarà pur levata: "Il poker è un gioco molto particolare, in grado di prosciugare le nostre risorse energetiche, oltre a portarsi via una incredibile quantità di tempo. Certo, esiste la possibilità di fare tanti soldi, ma guai a pensare che il denaro possa essere l'unica ragione di vita."
Anche il giovane high roller Dominik Nietsche sembra essere dello stesso parere degli altri: "Incoraggiare i miei figli a fare i pro? Non penso proprio, ma per una questione molto pratica. Ormai è difficile fare più di 500K all'anno con questo gioco, specialmente per chi inizia soltanto ora. Il bei tempi sono andati ormai e sono certo che ci saranno altri modi per fare tanti soldi e magari anche più in fretta che con le due carte. Certo che se poi fra 20 anni il field sarà ancora battibile potrebbe sicuramente essere un'opzione. Di certo insegnerò loro a giocare, poi vedremo..."
Insomma pare che tra gli intervistati nessuno vorrebbe vedere i propri pargoli scontrarsi ai tavoli da gioco. E voi quale futuro vorreste per i vostri figli?