La 'paura' di Doug Polk: "Vorrei esser ricordato per quanto fatto online, non per aver vinto il braccialetto WSOP!"



Quello che sogna un giocatore di poker, generalmente, è la vittoria di un braccialetto delle WSOP, ovvero il trofeo che lancia chi lo ottiene nell'olimpo di questo sport.

Pur essendo da diverso tempo impegnato ai tavoli del Rio All Suites & Casino, non è dello stesso avviso Doug 'WGC Rider' Polk

, che ha un'idea ben precisa dell'importanza del braccialetto almeno per quello che concerne la propria carriera.

Dopo la vittoria del no limit hold'em 1.000$ Turbo, lo scorso anno, mi hanno mandato messaggi per complimentarsi persone che non si facevano vive da tantissimo tempo. Quello è stato un evento di appena due giorni, in cui l'average stack è sempre stato di circa dieci big blind. Sono andato allo showdown tantissime volte e ho vinto un'infinità di pot...”.

Legando quindi anche all'aspetto fortuna la conquista del suo primo, e finora unico, braccialetto WSOP, Polk perciò sostiene che il challenge di heads up cash game online contro Ben Sulsky, svoltosi nel 2013,1 rappresenti l'apice della propria carriera, per diversi motivi.

Lavorai molto per quella sfida, battei piuttosto agevolmente il mio avversario, ricevetti alcuni complimenti, ma di fatto a nessuno importò di quel match. Eppure in quel challenge mi concentrai tanto sul mio gioco, dovetti portare al tavolo, infatti, un poker di altissimo livello e alcune mani mi resero fiero della fatica fatta!”.

Quello cui tiene il professionista americano, specialista appunto dell'heads up cash game high stakes, è esser ricordato come un buon giocatore, in particolar modo per quanto dimostrato online.

Quando si parla di eredità, mi piacerebbe che la mia si basasse sui meriti di ciò che ho compiuto online e sul come sono diventato chi sono, e non in quali tornei ho runnato 'hot'...”.

Abituato, come altri colleghi, a muovere cifre incredibili cliccando col mouse, viene difficile pensare che Polk possa trovare i giusti stimoli a prendere parte agli eventi delle World Series, i cui montepremi sono decisamente più bassi rispetto alle partite che è solito giocare.

Riferendosi alla deep run portata avanti nel championship 6-max da 10.000$ di buy-in, Doug ha detto quanto segue: “In questo torneo ci sono tanti grandi giocatori, ciò significa stare al tavolo con persone che conosco, con le quali ho giù una relazione. Possiamo quindi parlare di molte cose. Mi piace l'atmosfera in generale e il fatto che quando si è coinvolti in una mano tutti prendano la cosa seriamente e tentino, perciò, di fare del proprio meglio. Sono alle WSOP, comunque, per divertimento, per profit, mi godo l'esperienza, ma non sono qui per l'eredità...”.

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