Che poker sarebbe senza Daniel Negreanu? Già, ce lo siamo chiesti in tanti, specialmente dopo l'ennesima performance sensazionale di quello che a tutti gli effetti può essere considerato il numero uno a livello mondiale, e non soltanto per il primato di vincite accumulate in carriera.
Negreanu è un concentrato di competenza tecnica, spirito d'osservazione ed esperienza che ha pochi eguali nell'ambiente e, forse, nella storia del nostro gioco preferito. L'aspetto che sorprende maggiormente è la voglia di riconfermarsi anno dopo anno, torneo dopo torneo, nonostante i numerosi successi ottenuti nel giro di un ventennio, che pokeristicamente parlando corrispondono a diverse ere geologiche.
In tanti abbiamo sperato che riuscisse a raggiungere l'ambitissimo final table del main event, perché per sua stessa ammissione sarebbe stato un ottimo testimonial per l'intero movimento, sempre più arido di personaggi brillanti che possono vantare delle qualità simili.
Dietro quella maschera da giocherellone che non manca mai di sfoggiare ai tavoli si nasconde un attento osservatore, e nonostante gli anni si facciano sentire anche per lui, la curiosità e la voglia di migliorarsi rimangono quelle di un bambino, o meglio di un 'Kid Poker' come venne battezzato in tempi non sospetti.
La mano che lo ha condannato in 11° posizione ha diviso le opinioni dei professionisti più affermati, tra chi avrebbe preferito il push preflop e chi invece ha appoggiato in pieno la sua scelta di giocarsi il colpo nonostante l'esiguo stack a disposizione. Anche a mente fredda Daniel non ha dubbi sulla bontà della sua giocata, tanto da ammettere che in quella situazione rifarebbe la stessa mossa. Secondo il suo punto di vista gli errori commessi risiedono altrove, e precisamente in due spot giocati in occasioni precedenti che agli occhi di un profano potrebbero sembrare inezie. Negreanu si confessa sul sito "fullcontact" raccontando i thinking process delle due mani in questione giocate contro Justin Schwartz e Alexander Turyansky:
Prima mano – blind 80K/160K – "Schwartz chiama da cut-off lanciando una chip da 500k senza proferire parola. Sebbene il limp faccia parte della sua strategia di gioco, poteva benissimo chiamare con chip di taglio inferiore. Al momento mi è venuto da pensare che l'avesse fatto apposta per far credere che originariamente avesse intenzione di rilanciare, in modo da scoraggiare un eventuale attacco al suo limp da parte degli altri giocatori coinvolti nel colpo.
Io mi trovo con 7 e 8 a denari sul bottone e chiamo a mia volta: questa è esattamente la tipologia di mano che gioca bene post flop e non avrebbe avuto senso rilanciare per isolare Justin. Sta di fatto che lo small blind passa e il big blind opta per il check. Al flop cascano K[q] 7[p] 6[c], entrambi gli avversari checkano dando a me la parola ed ecco il mio primo errore: punto 250K.
Il big blind folda e Justin con uno stack esiguo rilancia a 600K, mentre io chiamo con middle pair e diversi back door che potrebbero aprirsi. Al turn arriva un 3 di fiori e Justin esce in puntata per circa 3 milioni e io, senza pensarci più di tanto passo la mia coppia. Dove sta l'errore? La mia size al flop gli ha permesso di avere sufficiente spazio di manovra per check-raisarmi in bluff.
Se avessi puntato 450K il suo bluff gli sarebbe costato un milione o giù di lì, e avrebbe ridotto notevolmente la possibilità di inventarsi qualcosa al turn. Invece con la mia puntata da 250K gli ho spalancato le porte per 'outplayarmi', e sebbene dopo abbia scoperto che aveva in mano Q – 10 a fiori, in quel momento mi trovavo ancora avanti nel colpo".
Seconda mano – blind 150K/300K – "Alex rilancia 600K da middle position con uno stack ridotto in un tavolo 5-handed e io decido di difendere da small blind con A – 6 a cuori. Ci troviamo quindi in heads-up dopo il fold del big blind e su flop 10 – 10 – 3 check-callo la sua bet a 350K. Sia sul turn, un nove che sul river, uno Jack, checkiamo entrambi.
Stavolta l'errore è più sottile...Alcuni potrebbero pensare che sia sbagliato chiamare preflop ma non sono d'accordo, e anzi quando chiamo la sua bet al flop penso di avere ancora la mano migliore, sebbene non ne sia certo. La giocata corretta in quel caso sarebbe stata rilanciare fino a un milione in modo da mettergli pressione dato che un 10 potrebbe benissimo rientrare nel mio range di call. Quindi anche con una mano come 8 – 8 avrebbe potuto prendere in considerazione il fold, anche se in realtà raramente punta così poco con una mano simile.
Chiamando il mio eventuale check-raise avrebbe compromesso circa il 25 % del suo stack e al turn si sarebbe trovato letteralmente "nella terra di nessuno" sia dopo un mio check che dopo una bet. Alla fine vincerà il colpo girando Q – 9 dopo aver preso il 9 al turn. Sfortuna? A mio mio parere no, perché semplicemente non ho giocato il colpo nel migliore dei modi"