Supera la depressione e vince cinque tornei online in una settimana: la (bella) storia del britannico Daniel Carter!

Erroneamente si pensa che la vita di un professionista di poker sia solo qualcosa da invidiare, cui aspirare, ma dietro a ogni persona si cela comunque una storia da raccontare, non sempre facile.

 

 

Il protagonista di oggi è un ragazzo inglese di Cheltenham, Daniel Carter, che è tornato a sorridere dopo anni decisamente bui, pokeristicamente e non.

 

Facciamo però un passo indietro, per aiutarvi a capire la sua originale biografia.

 

Daniel ha iniziato col poker da giovanissimo, nei primi periodi dell'online, e ha acquisito presto tutto il necessario per fare soldi con le due carte. Lui era molto bravo e la quantità di 'fish' più elevata di adesso.

 

 

Non faticò, dunque, a trovare anche uno sponsor, così iniziò a partecipare ai tornei live, specialmente nel Regno Unito, e non sfigurò neppure in quelle occasioni.

 

Tutto, insomma, stava girando nel verso giusto. Una carriera (apparentemente) sulla rampa di lancio.

 

A intralciarla, poi, ci pensò il Black Friday. Carter perse il contratto di sponsorship e investì allora la quasi totalità del bankroll, ovvero 100.000 sterline, in un business 'sbagliato'.

 

In breve tempo rimase con zero soldi e il morale sotto i tacchi. Trovò comunque un po' di pounds per ricominciare dai livelli più bassi, ma non era più quello di una volta: grindava tanto sì, ma lo faceva piuttosto male.

 

Un anno fa esatto, oltretutto, si trovò in lacrime davanti al monitor pieno di mtt. Il motivo? Nessuno, almeno in apparenza. 

 

Un medico, poco dopo, una motivazione però la dette a Carter: depressione.

 

Scoperta la causa del suo malessere, dunque, Daniel ha combattuto tenacemente per tirare fuori sé stesso dal buio e ha ritrovato anche quella passione per le carte che aveva smarrito.

 

Questo gli ha permesso, lo scorso luglio, di vincere ben cinque tornei online in appena sette giorni, guadagnando parecchi soldi e quella fiducia nel proprio gioco che era solo stata ricoperta dalla polvere di un malessere subdolo quanto invalidante.

 

Well done, Daniel!

 

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