Alla scoperta del nostro Team Pro: Vladimir Bozinovic racconta la sua carriera da poker player. (parte 1)



"Da ragazzino passavo delle serate intere a giocare a 5 card stud con mio padre e mio fratello, poi ai tempi del liceo ho scoperto il texas hold'em...."

(Vladimir Bozinovic)

Alcuni lo chiamano destino, altri semplicemente caso.

E' difficile stabilire se sia stato Vladimir ad avvicinarsi al poker o viceversa: un po' come per Maometto e la montagna l'inevitabile si è verificato. Un amore per il gioco sbocciato prematuramente, quando ancora i soldi non contavano nulla e l'importante era divertirsi:

"Ho imparato a giocare a poker grazie a mio padre quando avevo 12 anni: giocavamo il 5 card stud e il 32 draw. Sembrerà strano ma sia mio padre che mia madre sono stati e sono tutt'ora degli ottimi giocatori di bridge, quindi posso dire che la mia passione per i giochi di carte è in qualche modo una questione genetica."

Dallo stud all'hold'em il passo è breve, anche se di mezzo ci sono pomeriggi interi spesi a giocare con i compagni di classe all'uscita di scuola:

"Nel corso del liceo assieme ad alcuni amici ci siamo avvicinati al poker, giocando somme talmente piccole che il vincitore del torneo poteva a malapena pagare una cena agli altri nel fast food locale. Giocavamo più che altro per divertimento, anche se ho sempre saputo che fosse possibile fare il poker player di professione. In quel periodo scoprimmo ciò che Doyle Brunson suole chiamare 'Cadillac Poker' ovvero il Texas Hold'em. Era una forma completamente nuova di poker per me e mi sono divertito tanto ad impararla più di quanto avessi fatto fino ad allora. Ho speso giorni e nottate intere negli appartamenti dei miei amici giocando sit&go da 3$ di buy-in."

Tra una sessione notturna e l'altra Vlad riesce a terminare il liceo e per lui arriva il momento di scegliere cosa fare 'da grande':

"Una volta finita la scuola nel 2007 mi sono iscritto alla facoltà di legge, ma nello stesso anno è accaduto qualcosa che ha stravolto completamente i miei piani: a Belgrado aveva aperto i battenti la prima poker room. Non è difficile immaginare che abbia speso più tempo in quella sala che in biblioteca a studiare sui miei testi universitari. Era un mondo completamente nuovo per me: mtt, sit&go, cash game e tante persone da conoscere con diversi stili di gioco. Ho scoperto che il poker è una vera e propria scienza e ho subito fatto il possibile per conseguire l'equivalente di una laurea magistrale in questa disciplina."

All'orizzonte cominciava a delinearsi il percorso che avrebbe rappresentato il suo futuro da poker player, ma non sempre le cose andavano come ci si sarebbe aspettato:

"Ho speso i primi due anni della mia carriera a giocare cash game ai micro e low stakes oltre a qualche torneo dal buy-in basso, guardando ore e ore di video su youtube di player famosi che spiegavano le strategie di base del gioco. Avevo un buon talento per essere un dilettante e volevo migliorarmi ogni giorno, ma avevo anche un enorme leak che mi ha perseguitato per anni: la gestione del bankroll. Sono andato rotto una miriade di volte agli inizi, giocando spesso gli ultimi soldi che avevo in tasca o qualcosa di simile. Ero coscente di commettere diversi errori in game, ma quello più grande è sempre stato il mio approccio col denaro..."

...continua

 

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