Quando finisce la logica e comincia l'intuito: quattro chiacchiere con il November Nine Zvi Stern



Il gioco del poker è uno tra i più amati al mondo perché ci coinvolge con lo spirito e con la mente nel corso di una partita. Le emozioni, sebbene difficili da controllare, sono parte integrante di questo meraviglioso mondo e possono talvolta costituire la marcia in più che ci può dare la spinta giusta in una delicata fase del torneo.
Nel corso delle WSOPE berlinesi abbiamo avuto il piacere di discutere con il November Nine Zvi Stern riguardo questi aspetti, che in un certo senso costituiscono la metafisica del poker. Ecco cosa è emerso dalla nostra piacevole chiacchierata.
"L'abilità nel leggere gli avversari non è qualcosa che si può insegnare – esordisce ZviPrendiamo Phil Hellmuth ad esempio, lui è stato in grado di superare la prova del tempo perché nonostante il suo gioco venga tutt'ora criticato dai professionisti più in vista, riesce ad esercitare una pressione incredibile sugli avversari proprio grazie alla capacità di prevedere le loro mosse."

Qual è il segreto per riuscire a carpire delle informazioni preziose sui nostri avversari?
"Non esiste una vera e propria tecnica: quando si è al tavolo è importante identificare i giocatori che si hanno davanti inserendoli all'interno di alcune categorie deducibili dall'esperienza. Ovviamente non si può pretendere di avere la sfera magica, ma una volta inquadrati a dovere difficilmente il loro stile di gioco si discosterà da un determinato pattern."

Secondo te si dovrebbe dare maggior peso a questo affascinante lato del poker?
"Assolutamente sì, l'aspetto della sensibilità col passare del tempo viene messo sempre più in secondo piano a favore della parte matematica del gioco. Entrambe le cose sono molto importanti, ma la prima, a differenza della seconda, si può imparare solo dopo ore ed ore spese ai tavoli. Ogni giocatore memorizza a livello inconscio una serie di comportamenti, azioni e reazioni che pian piano si ripresentano in maniera simile anche se con le varie sfumature del caso."


Ma che cosa è questo fantomatico intuito pokeristico che alcuni hanno più sviluppato di altri?
"Quel che molte persone chiamano istinto o 'sesto senso' in realtà non è altro che la capacità di ciascuno individuo di ricomporre una sorta di puzzle, mettendo insieme frammenti di memorie vissute in prima persona nel corso di una partita. Ci sono occasioni nelle quali la nostra pancia ci spinge in una determinata direzione sebbene la logica ci suggerisca di agire in maniera opposta. Un buon giocatore deve imparare a distinguere quando queste sensazioni sono semplicemente frutto di un momento di appannamento e quando invece rappresentano il frutto dell'esperienza maturata nel gioco."

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