Giocare a poker può essere la soluzione per tenere il cervello allenato anche in età avanzata?



Qualche settimana fa, tra le pagine della versione online del New York Times, è comparso un articolo particolarmente interessante sulla stretta connessione tra la pratica di giochi di carte o da tavolo e le capacità cognitive del singolo individuo.
Secondo una ricerca portata avanti dall'AARP – American Association of Retired Persons – sullo stato cerebrale degli over 50 e pubblicata lo scorso anno, una delle preoccupazioni più grandi di chi ha spento la cinquantesima candelina riguarda la condizione delle proprie facoltà mentali.
Uno dei suggerimenti per tenere il cervello in allenamento pare sia quello di "prender parte ad attività cognitive come i giochi di carte" che secondo uno studio affine condotto dell'Università del Wisconsin-Madison "evidenzierebbe un accrescimento del volume cerebrale in regioni specifiche se comparato a quello di un individuo che si astiene parzialmente o totalmente da queste attività."

Negli Stati Uniti giocare a poker è legale solamente in alcuni stati, come ad esempio il Nevada, ciononostante tanti americani si dilettano a giocare a bridge o a scacchi mentre i più fortunati si recano a Las Vegas per dar sfogo alla loro passione per le carte.

Secondo le statistiche il numero di over 50 che hanno preso parte alle World Series negli ultimi anni è aumentato sensibilmente: si è passati dai 2.707 giocatori del 2009 ai 4.193 del 2015. Non è un caso infatti che proprio quest'anno fossero presenti al tavolo finale ben due over 60 su nove: Neil Blumenfield (61 anni) e Pierre Neuville (72 anni).

Ciò che rende il poker (in versione live) preferibile ai videogame (che per contro attirano una gran fetta di popolazione sotto i quarant'anni d'età) è l'elemento sociale: stare al tavolo con altri giocatori infatti è un incentivo non di poco conto per chi ha più di qualche primavera alle spalle.

Certo, il Texas Hold'em in modalità torneo potrebbe non essere alla portata di tutti, dal momento che richiede una importante resistenza fisica considerato il numero di ore spese al tavolo. Basti pensare all'annuncio di Doyle Brunson che quest'estate ha dichiarato via Twitter di non avere più l'età per reggere i ritmi serrati di un torneo espirmendo al meglio il proprio gioco.

"Texas Dolly" a parte, se l'età non lo consente ci si può comunque limitare a qualche partita meno impegnativa e continuare a tenere in allenamento il proprio cervello: dagli scacchi al bridge passando per le decine di varianti di poker ce n'è per tutti i gusti!

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