
Quando parla Faraz Jaka viene naturale ascoltarlo, perché quando dice qualcosa non lo fa per dare aria alla bocca.
Il grinder giramondo, che ha costruito la sua fortuna ai tavoli sostanzialmente da 'homeless', ha discusso durante l'EPT di Praga coi colleghi di PokerNews di staking, quote e tutto quello che c'è da sapere per investire al meglio sui 'cavallini'.

Lo staking e lo scambio di quote sono pratiche molto comuni oggi, che vengono messe in atto sia in tornei online che dal vivo.
Sono utili un po' per limitare la varianza nei grandi eventi, un po' per poter sostenere un amico o un collega, con una concreta chance comunque di vincere dei soldi, quando noi magari da quel determinato mtt siamo durati appena tre livelli o non lo abbiamo giocato perché fuori budget.
Ci sono casi, ad esempio, in cui a un player viene pagato l'intero importo del buy-in, quindi di tasca sua non rischia nulla: l'investitore in tal caso si accolla il 100% della spesa.
In situazioni come questa – spiega Faraz – per un singolo evento è corretto che il payout venga spartito con rapporto 80/20 o 90/10 in favore di chi mette i soldi.
Poi chiaramente, sottolinea il californiano, molto dipende dall'esperienza: giocatori forti, in manifestazioni come le WSOP dove il field è morbido, possono ottenere anche un 70/30 in favore dell'investitore.
E' importante per Faraz, inoltre, fare della comunicazione un perno fondamentale del rapporto di staking, al fine di non avere problemi su come gestire poi un'eventuale divisione dell'incasso. Lui stesso utilizza messaggi – via e-mail o su forum – per rendere ufficiale l'accordo e non lesina dettagli, appunto per evitare spiacevoli 'misunderstanding'.
Snocciola anche qualche consiglio su come imbastire uno staking di lungo periodo, in cui non devono mancare comunicazione, organizzazione e... possibilmente coaching.
“Molti pensano che sia sufficiente essere un ottimo poker player per essere un altrettanto valido backer, ma servono skill completamente differenti. Si devono realmente avere fogli Excel con tutti gli stakati e le informazioni che li riguardano. Si dovrebbe anche fare coaching, stando in contatto con loro, assicurarsi che stiano giocando bene e capire se necessitano di qualche consiglio. In sostanza è come se l'investitore fosse un manager...”.