Chip dumping all’italiana: una donna di Napoli nel mirino

Un clamoroso caso di chip dumping starebbe tenendo banco a livello sia pokeristico che soprattutto giuridico. La protagonista di questa vicenda è una donna originaria di Napoli, la quale sarebbe la pietra miliare di questo scandalo. Uno scandalo che sta coinvolgendo addirittura sette Procure della Repubblica, tutte impegnate a indagare su di lei e sul casus belli.

 

 

I procuratori di Perugia, Napoli, Nola, Benevento, Bari, Lecce e Padova le hanno ormai messo gli occhi addosso. Ma di cosa stiamo parlando esattamente? Si tratta di un caso che non è di certo raro, visto che purtroppo è una attività abbastanza comune nel poker online, anche se negli ultimi anni c'è stato un netto calo di episodi di questo genere.

 

Il chip dumping, per coloro i quali non lo sapessero, è un metodo che consente di trasferire delle chips nel corso di una partita. Si tratta di un passaggio volontario tra più giocatori, che consenta di agevolare proprio questi giocatori. Uno degli scopi principali è quello di favorire un giocatore in modo da consentirgli di vincere il torneo o il Sit & Go.

Chip dumping, una donna nel mirino

Un caso abbastanza palese è quello per cui due giocatori - possibilmente seduti in posti vicini o comunque non distanti - si comportano in maniera evidentemente illecita, con uno che passa le chips all'altro per aiutarlo a vincere. Si tratta di una pratica diffusa più nei tornei e nei Sit & Go che non nei tavoli di cash game.

 

Veniamo ora al caso specifico di chip dumping. La donna controllava gli account di diversi giocatori seduti allo stesso tavolo. Non prendeva parte all'azione in maniera diretta, ma faceva da regista, pilotando le sessioni a proprio vantaggio. Il suo scopo era quello di far vincere i giocatori che le avrebbero portato dei benefici a livello economico.

 

Il caso è scoppiato quando una giocatrice umbra aveva visto movimento anomali nell'estratto conto della sua carta di credito. Di fatto qualcuno era riuscito a ottenere i dati di accesso alla carta e giocava a poker a suo nome. Così, oltre al chip dumping, si cade anche nel phishing. La grande accusata è ritenuta responsabile dei reati di sostituzione di persona, frode informatica, utilizzo fraudolento di mezzi di pagamento diverso dal contante e riciclaggio.

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