Gli scherzi del cervello applicati al poker.

Qualcuno di voi si è mai chiesto se e in quale modo il cervello di un professionista lavora rispetto a quello di un giocatore occasionale?

 

Esiste effettivamente una pressione differente tra chi gioca in maniera continuativa e chi si siede al tavolo una volta ogni tanto?

 

Da uno studio commissionato da Party Poker qualche anno fa, sembrerebbe proprio di si.

 

Un giocatore più esperto avrà praticamente sempre la situazione sotto controllo, avendo una capacità migliore di calcolo, di decisioni da prendere, dello studio degli avversari.

 

Un giocatore occasionale avrà invece tutta una serie di difficoltà che esulano dal vero e proprio calcolo matematico: il piatto in gioco, la nebbia mentale che offusca, magari le tante ore trascorse, possono far prendere una decisione sbagliata.

 

Molto interessante anche la pressione che esercitano le varie “strade” durante le quali amatore e professionista si misurano.

 

Nel momento in cui il dealer da le carte, occorre fare una distinzione: il giocatore esperto e il totale novizio reagiscono in una maniera tutto sommato simile, mentre è il giocatore amatoriale a soffrire della maggiore pressione, ovviamente per ragioni differenti: il giocatore esperto non sente la pressione per l’abitudine a dover aspettare il comportamento dei suoi avversari, mentre il novizio è probabilmente abbastanza inconsapevole di quello che succederà.

Diverso il discorso dell’amatore che assegna un valore fondamentale alle carte che gli verranno recapitate, molto più importanti (nella sua testa) rispetto a come dovrà giocare la mano.

 

Al flop la situazione non cambia per il novizio, mentre diventa particolarmente rovente per il professionista che deve cominciare a ragionare su quello che è il piano della mano, anche in conseguenza di ciò che i propri avversari hanno deciso di fare.

 

Anche al turn la situazione non cambia granché, anche se il professionista comincia ad avere una visione più chiara dello svolgimento della mano, ormai manca una sola carta “a scendere” e lui saprà già abbastanza bene come andrà a finire, il problema (e la pressione) passano tutti appannaggio dei meno esperti, cominciano a calcolare (spesso in modo del tutto personale) in modo frettoloso, sbagliano totalmente le size e prendono decisioni che qualche volta costeranno non poco.

 

Al river il giocatore esperto  saprà con certezza come comportarsi (attenzione, questo non significa che vincerà il piatto), mentre l’amatore e il novizio si metteranno cento problemi su come perdere il meno possibile o estrarre il massimo in caso di punto forte e la pressione maggiore che essi sentiranno li porterà spesso a sbagliare.

 

In caso di all in, sorprendentemente, torna invece tutto in ballo, soprattutto se pre flop o al flop. L’esito della mano sarà quasi sempre deciso dalla sorte sulla quale, ahynoi, nessuno potrà intervenire o controllarne il risultato.

Pressione massima per tutti!

 

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