
Difficile dimenticare l'eliminazione di Matt Affleck dal Main Event 2010, senza dubbio una delle bad beat che hanno spostato più $ev nella storia del poker.
Quindici left, a pochi passi dunque dal final table, lo statunitense decise, in maniera 'tricky' ma condivisibile, solamente di callare con A-A la fourbet del canadese Jonathan Duhamel.
I due, poi, finirono ai resti al turn, un otto al river regalò la scala a Duhamel e Affleck venne colpito da un'incredibile crisi di pianto, comprensibile in quel momento.
Il ragazzone si alzò dal tavolo, prese il suo zainetto, provò a coprirsi gli occhi gonfi con il cappello e iniziò a girare per le sale del Rio Casino cercando di ammortizzare quel durissimo colpo.
Dopo qualche minuto tornò al tavolo e sportivamente strinse la mano ai suoi compagni di avventura, Duhamel compreso, il quale quel titolo qualche mese dopo lo avrebbe fatto suo.
Fu un bellissimo Main Event anche per i colori azzurri, visto che il sardo Filippo Candio chiuse al quarto posto per una vincita milionaria.
Affleck in quella sfortunata occasione indossava la maglia numero 24 dei Seattle Mariners di un campione di baseball - tale George Kenneth Griffey – che interruppe la carriera, a seguito di uno scandalo, proprio nel 2010.
In molti la ricorderanno, mentre Matt in questi anni ha provato a cancellarla dalla memoria, dimenticandola in qualche anfratto della propria abitazione.
Pulendo l'appartamento però – ha fatto sapere via Twitter – l'ha ritrovata e di certo non ha intenzione né di indossarla di nuovo né di incorniciarla: “Ho ritrovato la maglia infame del Griffey piangente. La regalo o la butto? Chi la vuole?”.


Da vero professionista qual è, da quello sfortunatissimo colpo si è pienamente ripreso psicologicamente, ha continuato a giocare e ha collezionato tantissimi risultati tra WSOP e altri tornei, seppur non sia mai andato vicino ai 500.165 dollari incassati in quel disastroso cinque luglio di quasi sei anni fa.