Le peripezie dello statunitense Erik Audé: l'ignaro traffico di oppio, il carcere in Pakistan e la 'salvezza' grazie al poker...



La cosa positiva e non scontata è che Erik Audé ha avuto la possibilità di raccontare la sua storia.
C'è da saltare un po' indietro nel tempo, ma neppure troppo.
Erik è un attore americano e all'inizio dello scorso decennio si guadagnava da vivere facendo lo stuntman e il personal trainer. Il suo sogno era raggiungere stabilmente Hollywood, lo stesso sogno di tanti giovani statunitensi.
Gli capitò di lavorare come istruttore fitness per un certo Rai, che gli raccontò di essere un commerciante di pelle, che esportava in Europa dall'Oriente.
Rai propose a Audé di portare per suo conto del pellame in Turchia e in Svezia, i due viaggi andarono a buon fine e il rapporto di collaborazione continuò. Erik poi atterrò a Islamabad, in Pakistan, dove come prima cosa causò una rissa per aver guardato alcune ragazze. Partì col piede sbagliato, insomma.
Completato il lavoro, si preparò al volo di ritorno, ma in aeroporto venne fermato e beccato con tre chilogrammi di oppio nella valigia, quantità più che sufficiente per un arresto. Lui era ignaro di tutto ciò. Inutile, comunque, per la polizia.
Venne trasferito in carcere e in breve tempo venne condannato a sette anni di reclusione. Un'eternità ovunque, ancor di più in un carcere difficile di quelle latitudini. Era poi americano, dunque non ben visto dagli altri.

Non cedette mentalmente, anzi, riuscì a ottenere favori corrompendo alcune guardie che lo presero in simpatia. Aveva cibo, una televisione, un cellulare e talvolta persino un computer. Si impegnò a imparare la lingua locale e insegnò agli altri l'inglese.
Il rischio di vedere tutto nero rimaneva però dietro l'angolo. Audé cercava qualsiasi cosa lo potesse tenere impegnato. Come, ad esempio, il poker.

Imparò i rudimenti del texas hold'em da alcuni carcerati, coi quali giocava partite in modalità torneo perché nessuno aveva abbastanza soldi per il cash game.
Giocavano per non annoiarsi e per un po' di cibo in più rispetto a quello delle misere porzioni per i galeotti.
La reclusione di Erik durò fortunatamente meno del previsto, perché Rai ammise che il suo amico non sapeva nulla di ciò che realmente trasportava. Nel 2004, quindi, tornò, libero, in America.

Ma non aveva più nulla. Ripartì con 100$ di un amico e riprese a lavorare come stuntman.
Un giorno poi rimase imbottigliato nel traffico e decise di investire quei soldi nel poker: partì da un tavolo da 40$ e uscì dopo poche ore con 1.700$ di profit.
La sera fece lo stesso, moltiplicando 300$ in 1.200$. Ben presto grazie alle carte riacquistò l'indipendenza economica e si stabilizzò anche a livello lavorativo.
Da allora non ha più mollato il suo hobby e ha continuato a giocare un paio di volte alla settimana, riuscendo a chiudere al 10° posto in un evento WSOP del 2009 da 5.000$ di buy-in, performance che gli permise di incassare 53.728 dollari.

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