La scorsa volta abbiamo approfondito alcuni aspetti che contraddistingono i giocatori loose-passive, stavolta andremo ad analizzare qualcosa di molto simile e allo stesso tempo opposto alla tipologia già affrontata.
Parliamo dei giocatori loose-aggressive, che rappresentano forse l'insidia più grande per chi si siede al tavolo da poker. Bisogna premettere che lo stile loose-aggressive richiede una grande competenza del gioco e una conoscenza approfondita dei range coi quali e contro i quali giocare.
Si, perché per definizione questi giocatori tendono a entrare in molti piatti cercando sempre di mantenere alta l'aggressione, al contrario di quelli analizzati in precedenza, in modo da far valere la loro fold-equity laddove le carte non possono venire in aiuto.
Il confine tra un loose-aggressive vincente e uno perdente è davvero sottile, si parla davvero di piccolezze che però nel poker fanno una differenza enorme. Se è vero che avere successo nel giochino senza mai bluffare è praticamente impossibile, è altrettanto vero che forzare troppo la mano ci porterà sicuramente sulla strada sbagliata.
Fatte queste premesse qual è la differenza principale tra i due stili di gioco cosiddetti 'loose'? Mentre nel caso del loose-passive le pot-odds vengono ampiamente trascurate, rendendo la maggior parte delle giocate "EV -" come si dice in gergo – ovvero con un'aspettativa di vincita negativa nel lungo periodo - il loose-aggressive, almeno in teoria, ha sempre un'idea piuttosto precisa di quali siano le probabilità di realizzare la sua equity.
Ciò significa che a seconda dello sviluppo del board risulterà più o meno profittevole proseguire nell'azione limitandosi al call, rilanciare o eventualmente foldare. Una cosa da tenere in grande considerazione sono quindi le frequenze di gioco, attraverso le quali è possibile trarre un vantaggio nelle situazioni che lo consentono, dal momento che per quanto aggressivo, questo tipo di player sa, o dovrebbe sapere bene, quando è il momento di passare.
Per fare un esempio molto semplice, dato che statisticamente le probabilità di centrare una coppia al flop sono all'incirca 1 a 4, se il nostro avversario effettuerà una continuation-bet l'80% delle volte, sapremo con buona approssimazione che almeno una volta su due la sua azione conterrà una porzione di bluff, che può essere composta sia da aria totale che da mani con una buona equity da realizzare nelle street successive.
In breve, contrastare questi giocatori con le loro stesse armi, ovvero provando a nostra volta ad aggredirli senza avere pari competenze, è da considerarsi un suicidio. Il modo migliore per non rischiare di fare una brutta fine è quello di lasciare l'inerzia della mano all'aggressore cercando di sfruttare le sue debolezze nelle situazioni in cui l'azione risulta poco coerente.
Una delle linee più usate per portare a casa il piatto uncontested, nonché la più "strong" in assoluto è la classica 3-bet, bet-bet-shove, ovvero un controrilancio al flop seguito da una tripla barrel. Essendoci davvero poche situazioni in cui una linea simile viene effettuata con la parte vera del range, specialmente su board molto connessi che presentano un ampio ventaglio di possibilità, osservare con attenzione lo sviluppo dell'action nel corso della mano può essere un ottimo indizio per capire quando una mossa simile viene effettuata per valore o in bluff.
Nella maggior parte dei casi infatti, un giocatore che gioca una mano per valore riesce a prendere una o al massimo due street di value. Per prenderne tre generalmente siamo davanti a un cosiddetto "cooler" o qualcosa di simile, salvo le volte in cui tra i due player si è sviluppata una determinata "history", che può stravolgere quelle che teoricamente sarebbero le linee ottimali.
Insomma, il consiglio è quello di non farsi trasportare dall'ego ma mantenere sempre la freddezza necessaria per approfittare dei momenti in cui l'avversario si espone eccessivamente e, perché no, piazzare qualche bluff di tanto in tanto senza compromettere la propria torunament life.