A 32 anni per il poker non si è certo vecchi, ma si hanno già storie interessanti da raccontare.
E' del 1984 Nick Schulman, professionista statunitense che si vede meno in giro per i tornei ma che è ancora un assiduo frequentatore della Bobby's Room del Bellagio, dove gioca cash game a limiti decisamente alti.
La sua carriera parte da lontano, infatti a 16 anni, grazie a grandi abilità a biliardo, giocava partite da 1.000 dollari l'una a New York, dove viveva.
E' proprio in uno di questi club che, grazie a un amico, conobbe il poker, che all'inizio giocava per puro divertimento: “La prima volta che ho giocato un sit'n'go live l'ho vinto. E' per quello che ho pensato che il texas hold'em fosse grandioso. Forse, se avessi perso, non ci avrei più giocato...”.
Il passo dal live all'online è stato breve, ma gli inizi per Nick sono stati tutt'altro che incoraggianti.
Il ragazzo, poi, si è dato da fare tra i 18 e i 21 anni con le partite di poker underground newyorkesi, dove si è fatto veramente le ossa: “La scena era così vibrante, c'era gente che arrivava persino dal Connecticut e da Boston. A quei livelli non c'era la mafia russa come in 'Rounders', però il resto del film è davvero accurato. Si giocava ovunque, c'erano partite nel retro dei ristoranti e dei barbieri...”.
Abituato a giocare live, l'arrivo sulla scena internazionale non fu dunque traumatico per Schulman, che ricorda: “Andai al Foxwoods con un amico, che mi convinse a giocare un satellite per il WPT World Poker Finals (2005). Alla fine quel torneo lo vinsi e intascammo 2.100.000 dollari”.
Con un milionicino in tasca andò a Las Vegas e nei successivi mesi le cose non andarono di certo bene. Nick bruciò tutto soprattutto investendo (male) nello staking.
“Non fu a causa delle scommesse sportive o degli acquisti sfrenati, lo staking infatti ti distrugge se non lo tieni sotto controllo!”.
Tra le tante mani giocate nel corso degli anni, Schulman ne ricorda in particolar modo una, occorsa in una partita online 25$/50$.
“Il board era 2-4-4 tutto a picche. A quel tempo mi piaceva andare direttamente all-in su board accoppiato, in spot dove difficilmente il mio avversario poteva aver ricevuto aiuto. Optai per un push da 180 blind, lui chiamo con A-A, ma turn e river furono due sei! Non vi dirò chi è, oggi è un player ancora attivo, ma credo che quel giorno lo mandai broke. Non lo meritava, mi aveva intrappolato bene con gli assi...”.