Staking e coaching, le nuove frontiere dell’apprendimento.

Da quando il poker online ha preso piede in Italia, si sono via via affinate le tecniche dei giocatori in qualsivoglia livello di cash game o torneo ed è necessario rimanere al passo rispetto ad un gioco che si rinnova di anno in anno.

 

 

A questo proposito, nei primi anni di gioco, era spesso sufficiente informarsi il minimo indispensabile tramite la lettura di qualche libro, dei forum e dei portali del settore e magari grazie alla discussione delle mani con qualcuno che ne sapeva almeno quanto o più di noi.

 

Oggi come oggi l’approvvigionamento delle informazioni non basta più se limitato alle fonti presso le quali un pochino tutti possono accedere, è necessario fare qualcosina di più per battere il livello al quale ci vogliamo approcciare.

 

Il classico “coaching”, che storicamente conosciamo come il mero contatto tra la domanda rappresentata dall’allievo che vuole migliorare il proprio gioco e l’offerta rappresentata dall’”allenatore” che fornisce un servizio, sembrerebbe ormai datata e le nuove frontiere di tale rapporto non si sono fatte attendere, anzi, si affinano sempre di più.

 

Tra di esse ha riscosso in passato e riscuote sempre maggiore interesse, lo staking/coaching, quella particolare formula che prevede un incontro di interessi tra un giocatore, magari non totalmente acerbo, che decide di percepire una somma di denaro che utilizzerà per giocare a poker (nella stragrande maggioranza dei casi, online) in cambio di una percentuale sul profitto che riconoscerà al proprio finanziatore, solitamente un player già affermato.

 

In questo modo i due protagonisti raggiungono un obiettivo comune, sostanzialmente economico, che fa capo da una parte alla tranquillità di poter giocare al livello desiderato senza sentirsi “scarato”, avendo paura cioè di consumare il proprio bankroll e giocare senza la tranquillità necessaria e dall’altra aumentare il proprio profit senza dover aprire un numero di tavoli che da giocatore non riuscirebbe ad aprire.

 

Ovviamente in questo contesto entrano in scena tutta una serie di dinamiche come la fiducia tra coach e allievo e soprattutto la buona fede, ma il tutto è mitigato dall’interesse comune verso il raggiungimento dell’obiettivo finale, obiettivo che spinge l’allievo ad impegnarsi al massimo e il coach ad analizzare in modo altamente professionale le problematiche che gli pone il proprio allievo.

 

 

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