Shaun Deeb confessa il suo debole per gli slowroll: "Mi diverto un mondo a farlo!"

Dite la verità: quanto vi siete arrabbiati l'ultima volta che l'avversario ha atteso due minuti buoni prima di girarvi il punto nuts?

Lo slowroll è una delle pratiche più odiate da chi la subisce, un vero e proprio affronto alla persona più che al giocatore, o almeno così pu esser percepito in diverse circostanze.



 

Shaun Deeb, top grinder online e live, confessa di avere un debole per gli slowroll, una "passione", se così la si pu chiamare, nata quasi per caso quando ancora non era conosciuto ai piani alti del poker mondiale.

 

Ospite dal solito Doug Polk, Deeb ha subito sputato il rospo: "Ho cominciato imitando i miei amici perchè lo trovavo particolarmente divertente, poi diciamo che la cosa è andata da sè..."

 

Il motivo di questa peculiarità non è affatto sadismo, ma come spiega lo stesso Deeb: "E' un ottimo modo per carpire delle informazioni importanti sugli avversari, senza contare che la lunga attesa prima dello showdown fa sì che nessuno possa davvero capire cosa abbia realmente in mano. Nel mentre però si parla, ci si confronta e si aquisiscono informazioni importanti che posso rivelarsi fondamentali nel prosieguo del torneo."

 

Il riferimento è ovviamente al poker live, dove ammette candidamente: "Slowrollo il nuts ogni volta che ne ho la possibilità!"

 

Deeb ha però alcune argomentazioni che giocano a suo favore: "A tutti piace assistere a uno slowroll, specialmente se fatto in un clima disteso e goliardico. Senza contare un altro aspetto piuttosto importante: da piccolo venivo spesso preso in giro per la mia costituzione, quindi per me è una sorta di piccola rivincita personale ogni volta che ne faccio uno!"

 

Dal punto di vista di chi lo subisce, l'esperienza è tutt'altro che gratificante, ma da spettatori il risultato è sicuramente divertente, così come per chi lo fa. Polk obietta che lo slowroll rallenta inutilmente il gioco, ma Deeb chiosa a modo suo: "Ormai lo slowroll è parte della mia personalità, tanto che se nel corso di una partita non ne faccio nemmeno uno la gente comincia a chiedermi: 'Hey amico, ma che ti succede?"

 

 

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