Fedor Holz e l’eterno dubbio: smetto o non smetto?

È ormai di più di un anno fa la notizia che scosse i rotocalchi pokeristici di tutto il mondo attraverso i quali trapelarono le parole e le intenzioni di una delle menti più geniali che questo gioco ha espresso negli ultimi decenni, quella appartenente a Fedor Holz.

 

 

Fedor nasce a Saarbrucken, un importante centro politico e culturale della “Land tedesca, 24 anni or sono,  fin da subito riesce a sbalordire i suoi coetanei appassionati di poker, vincendo i suoi primi €15.000 a meno di 20 anni e da quel momento comincia una carriera inarrestabile, online (gioca con il nickname “CrownUpGuy”) e live, dove si approccia praticamente fin da subito in quello che sembra il suo habitat naturale, gli High Stakes Tournament, i tornei ad altissimo Buy In.

 


Non vogliamo stare qui a tediarvi con i suoi risultati principali che potrete trovare facilmente sui siti del settore, ma vorremmo focalizzarci sul motivo per il quale alle sue parole, alle sue intenzioni, non sono seguiti i fatti.

 

È risaputo che il tedeschino non solo stia giocando tuttora, ma, al contrario, sembrerebbe portato a intensificare i suoi impegni pokeristici, tanto che la sua ultima grossa vincita risale ad appena lo scorso ottobre, quando, a Macao, ha chiuso secondo dietro John Juanda in un torneo da 10 milioni di dollari di prize pool.

 

Le dichiarazioni rese al termine delle WSOP dello scorso anno durante le quali Holz portò a casa il primo e per ora unico braccialetto della sua giovanissima carriera, furono intese come una sorta di rinuncia a una vita dorata ma allo stesso tempo stressante, che “lo rendeva poco felice”.

 

Fedor in quella circostanza dichiarò a PokerNews.com che avrebbe allentato la presa, soprattutto nel circuito live, ma alla resa dei conti, un anno dopo, i viaggi verso lidi in cui si giocano i tornei più ricchi del mondo, sono aumentati, non certo diminuiti.

 

In quella intervista, Fedor Holz disse che la parte più bella di un lavoro come quello del pokerista, è senza dubbio la distribuzione dell’ “orario di lavoro”, una distribuzione che ti dovrebbe rendere libero ma che, per la prima volta nella sua vita, durante quelle WSOP non lo fecero sentire perfettamente a suo agio, anzi.

 

La pressione dei tornei, quella ulteriore delle side bet, il mondo delle scommesse, dei giochi e delle distrazioni di un posto come Las Vegas, hanno sottratto, sempre secondo le parole del tedesco, buona parte della sua felicità e serenità personali, tanto da fargli paventare un abbassamento delle frequenze di gioco.

 

Oggi invece ce lo ritroviamo più agguerrito che mai tra Macao, Stati Uniti, Austria e Montenegro, solo le ultime 4 tappe di un lungo tour mondiale che da metà estate a oggi lo ha visto sempre presente al tavolo…

 

Allora, Fedor, ti crediamo o no?

 

 

      

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