Non è così frequente avere un analisi di una mano da parte di uno dei top player a livello mondiale, dunque è fondamentale sfruttare l'occasione per un po' di sano freecoaching di assoluta qualità.
Ha parlato a Pokernews Dominik Nitsche, tedesco fautore della GTO, spiegando una mano giocata nel corso del One Drop delle WSOPE di Rozvadov, prestigioso torneo che ha poi vinto.
L'avversario è Stephen Chidwick, britannico di grandissimo talento ed esperienza.
Il focus è sul turn, strada in cui Nitsche effettua un'interessante overbet.
Siamo al final table, 9 left, e i blind sono 10.000/20.000 ante 2.500.
Nitsche (965.000 chips), apre da bottone con Q-2 di cuori a 40.000, folda lo small blind e chiama Chidwick, altro big stack.
“Apro per due motivi: c'erano le ante, so che Stephen, che è deep come me, non si sarebbe messo a 3-bettarmi light fuori posizione”.
Il flop è da sogno per Nitsche: K-10-9 tutto a cuori, per un flush già chiuso.
“La mia unica preoccupazione – spiega Dominik – era capire come fare a vincere più chips possibili. Non voglio puntare né troppo piccolo né troppo grosso, così scelgo di puntare il 40% del pot”.
Nitsche analizza ancora la sua c-bet: “Potrei anche puntare più grosso, difficilmente infatti su questo flop ricevo un check/raise. Su questo flop dovrei checkare dietro molte mani, poiché se iniziassi a c-bettare troppo (ad esempio con top pair), Stephen dovrebbe iniziare a check/raisare di più per punirmi...”.
Chidwick chiama e il tedesco studia il range dell'avversario data la sua action: “Il pot diventa di circa 200.000. Il suo range include tutti i colori e mani che hanno un'ottima equity, come tutte quelle con A di cuori, K-9 e 10-9. Raramente qui ha un K-x”.
Al turn esce un altro K, che accoppia il board.
“Lui fa check, come mi aspettavo, lo fa con tutto il range. Include tutti i colori e molte combo di fullhouse, oltre a 9-9 e 10-10 che non avrebbe 3-bettato preflop”.
Per Nitsche entra in gioco il concetto di stack size, fondamentale a questo punto.
“Ho dietro 875.000, circa 4,5 volte il pot. Con un colore inferiore, avrei potuto pensare di checkare dietro, ma qui sono troppo forte per non puntare”.
Decide quindi di bettare 260.000 chips, pari a 1,3 volte il piatto.
“E' la mossa migliore per massimizzare, se lui decide di chiamare ho una pot-size bet al river. Nel suo range ha diversi K-x, mani difficili da foldare. Overbettando lo metto in uno spot complesso, anche perché, dal suo punto di vista, ho spesso mani come Q-8 con donna di cuori e A-7 con asso di cuori”.
Per proseguire l'analisi, Dominik ci rivela la mano di Chidwick: 7-4 di cuori per un flush più basso del suo.
“Alcune delle mie mani gli sono già avanti, altre hanno una buona equity. Lui non può foldare, ma se va all-in dovrebbe esser consapevole che non lo chiamano con mani peggiori. La scelta sua è tra chiamare e check/raisare all-in. Scelta complessa, ma se fossi stato in lui avrei check/callato sia turn sia river (non su un'altra carta a cuori o un altro K).
Il britannico opta per l'all-in.
“Quando ho visto la sua mano, ho capito la sua scelta. Dopo il check/raise ero sicuro non avesse fullhouse e Stephen è troppo bravo per overplayare un tris di K qui. Un colore inferiore è l'unico punto che fa una mossa del genere, mi sono convinto di questo”.
Il campione WSOPE torna sulla sua scelta, azzeccata, di overbettare al turn: “In pochi avrebbero overbettato, piuttosto avrebbero scelto una size normale. In tal caso, mi sarei trovato in difficoltà a overbettare al river. Con un'altra carta a cuori avrei checkato dietro. Questa mano dimostra che devi mettere i soldi in mezzo al più presto quando il board te lo permette”.