"Le conseguenze di fidanzarsi con un pokerista" - Intervista a Moira Sperolini!

Ieri, girovagando su Facebook, ci siamo imbattuti in un lungo post, molto simpatico, di Moira Sperolini, dal tema “Le conseguenze di fidanzarsi con un pokerista”.



Per chi non dovesse conoscerla (quei pochi) diremo solo che Moira, con il suo Brixia Club, è stata punto di riferimento, sin dal 2008, del poker a Brescia e dintorni, vantando collaborazioni importanti, tra cui quella con il Casinò di Campione d'Italia. Un incendio doloso ai danni del club ha poi interrotto la sua attività, ma non ha di certo smorzato l'energia e la voglia di mettersi in gioco: oggi Moira è proprietaria di un'importante azienda nel bresciano che tratta commercio e lavorazione di metalli e, tra le tante cose, è mamma di due splendidi bimbi e compagna di Alessandro Pagliuso.



Contattata dalla nostra redazione, ci ha subito confessato di non aver scritto di suo pugno il testo che, ad una verifica attenta, è infatti risultato essere firmato dalla penna di Briano Piva Veroi (alias Darkscneider). In ogni caso la bella bergamasca ci ha detto di avere molto da dire al riguardo. E allora, abbiamo approfondito!


1. Ciao Moira, innanzitutto dicci come stai e cosa stai combinando: sei lontana dai tavoli da gioco da un po'...mamma a tempo pieno?

Ciao a tutti! Tante cose si sono trasformate in questi anni: senza ombra di dubbio posso dire che il poker mi ha letteralmente cambiato la vita! Dopo la chiusura (forzata) della mia sala, il Brixia Club, lavorando alla promozione del Kings di Rozvadov, ho conosciuto Alessandro Pagliuso. E' nata subito una grande amicizia e, da quella, una storia, una convivenza e soprattutto, il mio secondo bimbo: Leonardo, che oggi ha 9 mesi e che, insieme a Lorenzo, è la mia gioia ed il mio orgoglio più grande!

2. Sei la compagna di Alessandro Pagliuso, raccontaci brevemente com'è condurre una vita domestica, con figli e casa, con un giocatore di poker professionista: pro e contro, please!

Partiamo dalle origini: Alessandro è di Caserta, io di Bergamo: uno dei due doveva necessariamente lasciare il suolo natio per poter convivere, ed è toccato a lui. Si è trasferito da me e lì, sono nati i veri problemi! (Sorride). Vivere e convivere con un pokerista non è affatto una passeggiata: grandi gioie ma, ahimè, anche grandi dolori. Innanzitutto, secondo me, il pokerista è bipolare: ha proprio una doppia personalità, quasi una doppia vita, quella del gioco e quella reale e riesce a condurle entrambe tendendole ben distinte e separate. Quando gioca è proprio insensibile agli stimoli esterni: per farti un esempio, tu gli parli e lui ti dice si/no, ma a caso, senza capire la domanda.
Non esistono orari, festività, ricorrenze varie, cene con i parenti, appuntamenti... se “c’è partita” si macinano tavoli e stop.
Alessandro è principalmente un grinder dell’online nelle varianti del Texas Hold’em e dell'Omaha, che è il suo grande amore; gioca quasi esclusivamente partite importanti (5/10-10/20) che vedono in ballo stipendi annuali più 14esime in una sola sessione di qualche ora: rabbrividisco solo all’idea. A questi livelli la forza di un professionista sta nell’alzarsi dalla sedia, dopo aver perso 10k in due ore, portarti fuori a cena e spendere ancora 200 euro con il sorriso! Uno dei lati indubbiamente positivi del rapporto con un pokerista di professione sta nel fatto che si viaggia tanto e che soprattuto, quando si vince, si ha disponibilità e libertà economica di poter giocare ovunque senza dover chiedere ferie a nessuno. Scherzi a parte, un aspetto importantissimo è saper gestire il bankroll e su questo Ale ha meritato la mia completa fiducia, perché ha dimostrato di avere la maturità di giocare tenendo sempre presente di avere una famiglia di cui prendersi cura.
3. Nel testo che hai condiviso, che pur dal tono scherzoso svela delle grandi verità, spesso trascurate, si parla della propensione a non far trasparire le emozioni, condizione necessaria ai tavoli da gioco, che molto spesso viene messa in atto dai players anche fuori dal contesto pokeristico: tu in che occasioni l'hai riscontrata? E' vero che il pokerista è più bravo a mentire, secondo te?
Questo è un tasto dolente della convivenza con un giocatore. Le emozioni sono sempre esagerate, nel bene e nel male. Il gioco è un amplificatore di sensazioni e, quando si torna alla realtà, si è sempre un po’ provati dalla sessione. Secondo me il pokerista è più propenso a mentire perché da un certo punto di vista è talmente tanto abituato a farlo al tavolo che gli viene spontaneo anche nella vita di tutti i giorni: in ogni caso lo sai, non che sia così facile nascondere qualcosa a noi donne!
4. E' vero secondo te che grindare è una attività molto faticosa dal punto di vista mentale e per questo c'è bisogno di una maggiore “comprensione in casa”?
Assolutamente sì! Questo penso sia il fulcro di tutto il discorso. Visto dal di fuori, da chi non è competente, stare seduti ad un pc a grindare sembra una banalità, addirittura un “non lavoro”. Invece è realmente stressante sia per chi gioca sia per chi sta accanto. Pazienza infinita, testa tra le nuvole, cose dimenticate qua e la quasi ogni giorno, sbadataggine all’ennesima potenza, sonno costante, occhi rossi... non è semplice accettare tutta questa serie di cose. Ma lo si fa per amore, perché so che per un giocatore è fondamentale avere qualcuno vicino che ti dia forza. Io non sono sempre brava a farlo, ma il più delle volte sono comprensiva e gli sto vicino, molto probabilmente perché so che significa giocare per tante ore; la maggior parte delle altre donne non lo sa e, per questo, non lo comprende.
5. Parlaci dei vostri prossimi progetti
Andiamo ai Caraibi tra un paio di settimane per ETOP, rigorosamente con pargoli al seguito, così lui potrà giocare e noi rilassarci. Del futuro non è dato sapere: questo è un altro aspetto del rapporto con un pokerista: non si fanno progetti a lungo termine. Lui pensa sempre in grande, ville con piscine, macchine e viaggi a cinque stelle ma poi, la cosa più bella, è vederlo contento anche qui, a casa, a cambiare pannolini e imboccare pappe tra un tavolo e l'altro. In fin dei conti Ale è così, un grande sognatore, un giocatore fortissimo, ma soprattutto un ragazzo con i piedi per terra e con il valore della famiglia ed è per questo che lo amo!

 

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