L'accusa di Martin Jacobson: “Oggi tutti cercano di adottare la strategia migliore, sta venendo a mancare la parte divertente del poker...”

Sono stati sicuramente anni bellissimi quelli vissuti da Martin Jacobson dopo la vittoria nel Main Event WSOP 2014 di Las Vegas, anche se a detta dello svedese non è cambiata poi così tanto la sua esistenza.

 

 

Appagato da quel braccialetto diamantato e dai tanti milioni di dollari in un sol colpo, Martin ha giocato meno ma di certo non ha mai pensato di abbandonare il poker.

 

Da poco ha un nuovo sponsor e dai colleghi di PokerNews è stato intercettato a Bucarest, dove ha giocato il primo evento con la sua nuova “squadra”.

 

“Per me questa è stata un'uscita speciale -  ha raccontato Jacobson – ma la patch non cambia il mio approccio ai tornei. Ho comunque una bella responsabilità, solitamente infatti non accetto partnership con troppa facilità”.

Tutti ricordano la sua incredibile cavalcata di Las Vegas, ma lo svedese ha vissuto un altro momento super-hot nella sua carriera: “Sono andato vicino a vincere tre EPT in una sola stagione, ma sono arrivato due volte secondo e una quarto”.

 

Nonostante la passione non sia scemata, a Martin non piace troppo la piega che ha preso il texas hold'em oggi.

 

“Il gioco è cambiato! Stiamo decisamente andando verso un approccio più matematico, basato sulla teoria dei giochi. E' un po' un peccato, perché ora tutti provano ad adottare la migliore strategia. Il poker rimane un gioco complesso che ancora neanche i computer sono in grado di risolvere, viene però a mancare la parte divertente del gioco, quella parte exploitativa e d'istinto”.

 

Il 31enne si è impegnato anche ad aiutare gli altri, attraverso REG Charity, l'organizzazione messa in piedi da Liv Boeree e sostenuta da molti professionisti del poker.

 

“L'ho scoperta quando ho giocato il Main Event WSOP. In quel periodo cercavo uno sponsor ma anche un modo per fare del bene agli altri. Sono amici di cui mi fido al 100%”.

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