Satelliti: qual è la strategia migliore per vincerli?

In fondo si tratta sempre dello stesso gioco…

 

Eppure le cose non stanno esattamente così, perché i tornei satellite meritano un capitolo a parte, in quanto la redistribuzione dei premi e quindi l’obiettivo finale non è lo stesso di un qualsiasi torneo multi-table.

 

In questo articolo proveremo a chiarire alcuni passaggi fondamentali in merito alla strategia migliore per risultare vincenti nei satelliti, che molti grinder prendono d’assalto proprio in virtù delle loro abilità nella disciplina a scapito dei giocatori occasionali, pur senza aver davvero necessità di accumulare un ticket per il dato torneo in quanto, in diverse poker room è possibile casharli direttamente incassando la somma corrispondente al buy-in.

 

I satelliti, come qualsiasi MTT, possono essere in formato freezout, re-entry o rebuy. La differenza sostanziale di approccio tra la prima e le altre due categorie risiede principalmente nella fase iniziale: se nei freezout un eccesso di aggressività nei primi livelli risulta controproducente, negli altri formati diventa essenziale, proprio per la possibilità di comprare un’altra posta.

 

I tornei satellite necessitano di una buona conoscenza dei range di push or fold, dal momento che nella fase cruciale ci si troverà a dover prendere la maggior parte delle decisioni preflop e non postflop, stravolgendo in pratica le modalità di gioco di un normale MTT, dove a farla da padrone è l’Independent chip model, meglio noto sotto l’acronimo di ICM. L’obiettivo in un sat è raggiungere una posizione a premio piuttosto che arrivare primi, di conseguenza i rischi da prendersi cambiano proprio a causa del fine prestabilito.

 

I range con cui giocare si restringono enormemente, specie nelle fasi intermedie che nel formato rebuy coincidono con la chiusura delle registrazioni e la possibilità di acquistare un add-on. Da questo momento in poi non vi è alcuna differenza tra i formati, in quanto un’eventuale eliminazione determinerà la fine del torneo.

 

Nelle fasi più calde le scelte vengono prese in base agli stack in gioco più che alla starting hand che si ha a disposizione: diventa essenziale capire chi ha più da perdere e chi meno, perché proprio in base a questo avremmo la possibilità di allargare o restringere i range con cui entrare in gioco.

 

Saper mettere pressione ai pari stack evitando inutili scontri contro i più corti, che non potranno sottrarsi a giocare un colpo a differenza degli stack più corposi è un concetto fondamentale da capire.

 

Le blind war e le dinamiche BTN-SB-BB diventano terreno fertile per uno steal, mentre le aperture da early e middle position si riducono a un ventaglio di mani davvero ristretto. Nella maggior parte dei casi si arriverà alla zona bolla con stack compresi tra i 5 e i 20 big blind, sia per la struttura particolarmente snella dei satelliti che per la poca necessità di giocare mani marginali in diverse fasi di gioco.

 

Se poi si ha la fortuna di essere in testa a poche eliminazioni dalla zona premi, con un discreto vantaggio su tutti gli altri concorrenti, è possibile mettersi quasi in modalità sit out ed evitare di prendersi qualsiasi tipo di rischio, anche con mani come K-K e A-A: l’obiettivo è praticamente raggiunto e non avrebbe alcun senso mettersi a sfidare la sorte…

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