“Maaaaaax” dicevano i commentatori inneggiando al November Niner del 2015, quando ancora il buon Steinberg coltivava sogni di gloria in lotta per il più prestigioso dei braccialetti.
A tre anni da quel magico final table, Steinberg si è fatto un nome e, soprattutto, ha messo da parte qualche milioncino per continuare a giocare da professionista con qualche pensiero in meno.
L’iscrizione al Main Event delle WSOP per uno come lui è una piacevole consuetudine e chissà che quest’anno non si riesca nella clamorosa impresa di compiere un back to…
Nemmeno il tempo di finire il pensiero che Max si trova già al di là del rail, senza possibilità di far re-entry. Già, perché quest’anno l’avventura al torneo dei tornei finisce addirittura alla prima mano, contro un avversario che di certo non ha avuto paura di metterle in mezzo nonostante i 10mila dollari di buy-in.
Ovviamente si tratta di un cooler imparabile, ma andiamo a scoprire come sono andate le cose al tavolo:
Gli stack di partenza sono da 50.000 gettoni e il primo livello è 75/150: si parte con oltre 300 bui insomma. Apre Rack da UTG a 375 chip, Steinberg da UTG2 fa 1.200 con A♠ A♥ e riceve il call di SB e BB, con la parola che torna all’original raiser.
Rack, che di nome fa Michael, non si fa intimorire e a sorpresa mette 45.000 chip sul piatto, quasi tutto il suo stack. Steinberg non deve far altro che dichiarare all-in e si va allo showdown con Rack che gira K♣ K♠.
Inutile quasi raccontarvi che sul flop la prima carta è proprio un K♦, seguito da 9♥ 7♠ 6♣ e 7♦. In aggiunta a ciò, gli altri due player coinvolti nell’action dichiarano di aver avuto un Asso a testa. Morale: Max Steinberg si trovava già con lo 0% di possibilità dopo il flop.
Un epilogo quantomeno grottesco per uno come lui che era riuscito a resistere sino all’ultimo qualche anno fa e che stavolta si ritrova con un pugno di mosche in mano. Sarà per la prossima”Maaaaax!”