Eccoci alla seconda parte della nostra avventura nell’intricata selva dei low-stakes, la base essenziale per accumulare l’esperienza necessaria a misurarsi in partite più succulente.
Nel capitolo precedente abbiamo fornito alcuni consigli di metodo, in questa parte invece focalizzeremo l’attenzione alcuni accorgimenti ampiamente sottovalutati dagli amatori che vi consentiranno di non perdervi ‘nel mezzo del cammin’ della vostra scalata verso l’olimpo del poker.
Imprenditori di sé stessi
Quante volte avete sentito parlare del bankroll leggendo articoli qua e là nei forum pokeristici online? Se la gestione dei soldi è un tema così ricorrente non è soltanto perché chi scrive non possiede sufficiente fantasia, quanto perché si tratta di uno dei punti cardine per qualsiasi pokerista degno di questo nome.
Un professionista non è altro che un imprenditore di se stesso e l’unica misura attendibile su cui basare le scelte future risponde al nome di R.O.I., ovvero il ritorno economico a fronte di un dato investimento monetario. Sarà quello il vero valore di un giocatore al tavolo, a prescindere da periodi di downswing marcati o shot da capogiro. Quanti soldi vinco mediamente a partita investendo un tot di denaro? Un atteso di un professionista dei tornei multi tavolo si attesta tra il 15 e il 50%, ciò significa che nella migliore delle ipotesi per ogni euro investito si avrà un guadagno di 50 centesimi.
Per avere una stima attendibile ovviamente bisogna considerare il lungo periodo e negli MTT potrebbero non essere sufficienti 5.000 partite per avere un atteso che corrisponda al dato reale. Ecco perché nel precedente articolo abbiamo insistito sul multitabling. Gli swing monetari, sia in positivo che in negativo, possono durare per diverse centinaia di partite e sono molto difficili da gestire mentalmente. Quando le cose vanno bene si tende ad alzare immotivatamente la posta, quando invece vanno male il gioco ne risente e la sensazione di essere vittime di un complotto cosmico comincia a farsi largo nelle nostre menti. La verità è che l’Hold’em è un gioco ad alta varianza e i low-stakes sono un banco di prova importantissimo per capire di che pasta siete fatti. Non investite più dell’1/2% del vostro bankroll in ogni torneo e se giocate abitualmente contro field superiori alle mille unità, non fatevi problemi a ridurre ulteriormente la proporzione e giocare con non meno di 200 buy-in.
Al tavolo seguendo l’alfabeto
A, B, C…Le prime tre lettere dell’alfabeto rappresentano il modo ottimale per giocare contro un field variegato. Giocare ‘ABC’, ovvero in modo semplice, è la chiave per arrivare in fondo. Sembrerà scontato, ma la noia talvolta gioca brutti scherzi e nella maggior parte dei casi le chip vi verranno letteralmente ‘tirate in testa’ dall’amatore di turno senza fare troppi sforzi e lanciarsi in bluff o giocate ardite. ‘Keep Calm and Play ABC…’
…e ora tenetevi forte per la terza e ultima parte…