Self confidence formato Savinelli: “Gioco a varianza zero e vi spiego perché!”

Che il poker non sia una scienza esatta, questo è fuori di dubbio.

 

Ma che nel poker l'abilità giochi un ruolo preponderante rispetto alla fortuna nessuno lo mette più in discussione. E allora perché non lasciarsi andare a qualche considerazione che potrebbe far storcere il naso ai più, se per anni si è dimostrato di saperci fare talmente bene da poter affermare, come Carlo Savinelli, di giocare praticamente a varianza zero?

 


La varianza, il fato, l'alea, chiamatela come volete, è il cruccio di qualsiasi giocatore, motivo per cui sarebbe impossibile affermare di esserne immuni...O forse no?

 

Da anni ormai gioco cash game uno o due livelli sotto quelle che sono le mie reali potenzialità economiche, scontrandomi con un field che conosco alla perfezione e contro il quale difficilmente mi capita di chiudere in negativo più di una manciata di sessioni consecutive. Sì, gioco praticamente a varianza zero e non lo dico per presunzione.

 

La gestione del bankroll è tutto per un pokerista, e cimentarsi a livelli in cui ci si sente ultra-confident non può far altro che bene, specialmente se il giocatore in questione è tra i migliori esponenti del panorama nazionale, sia per quanto riguarda il cash game che per i tornei:

 

Sento il bisogno di centrare un grande shot, un colpo che può spostare qualcosa nella mia carriera e permettermi di affrontare tornei dal buy-in più corposo con assoluta tranquillità.”

 

Ovviamente il riferimento è ai tornei high roller, dai 10mila dollari a salire, perché la fascia middle-low buy-in Carletto la macina senza problemi di sorta:

 

A Rozvadov quest'anno proverò a fare il botto e se non ci sono ancora riuscito in parte lo attribuisco a me stesso più che alla sfortuna. Certo, qualche deep-run sfumata rimane sul groppone, ma la vita è una questione di priorità e io non ho mai dedicato tutto me stesso alla causa, limitandomi a portare a casa quanto mi serviva per mantenere uno stile di vita più che dignitoso.

 

Shot a parte, una carriera come la sua farebbe gola a chiunque nutra la passione per le due carte, ma guai a limitarsi soltanto al poker:

 

Fare il pokerista garantisce una marea di opportunità ma talvolta è difficile distinguere la vita privata da quella da giocatore: vacanze, trasferte e amici sono sempre poker related e questo non è un bene in senso assoluto. A volte c'è bisogno di altro ma in questo preciso momento della mia carriera sento il bisogno di osare di più! 

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