Come tutti gli argomenti più gettonati in un certo periodo e contesto, in tanti vogliono dire la propria ma in pochi sanno veramente misurare le parole. E' ciò che accade recentemente nel mondo del poker con la GTO, l'acronimo che cela il gioco perfetto, quello in grado di farci diventare dei player vincenti sul lungo periodo...
Nel precdente articolo abbiamo provato a smascherare alcune falsità sulla Game Theory Optimal, eliminando alcuni scomodi pregiudizi per definire cosa NON fosse compreso nel concetto di GTO. Oggi invece faremo il contrario, ovvero parleremo di cosa consiste questa mistica teoria che sta sulla bocca di tutti.
Cominciamo con il primo punto, studiare GTO significa:
- studiare le differenti possibilità di board e capire in che modo far evolvere il colpo in modo da trarre un profitto o alla peggio non perdere nel lungo periodo.
- attribuire dei range, il più precisi possibili, ai nostri avversari a partire da un range prestabilito con cui giocheremo da una data posizione, in una data situazione del torneo e con un certo numero di chip a disposizione.
- capire con quali frequenze fare una certa azione, da un semplice raise preflop a una double-barrel o un check-raise river. Diventare “unexploitable” singifica, a grandi linee, essere illeggibili per il nostro avversario.
Il tutto si può riassumere parafrasando quanto dichiarato da Daniel Negreanu nel corso di un recente podcast sull'argomento: “Pensare in modo GTO significa porsi una domanda tipo: che azione posso fare in questa circostanza, basandomi sulla totalità delle mani che possono avere/rappresentare, in modo da trarre un vantaggio long term?”
Insomma, a cambiare è proprio l'approccio all'analisi del gioco e non il gioco in sé. Probabilmente molti di noi avranno messo in atto delle linee GTO inconsapevolmente, perché un po' tutti nel nostro piccolo abbiamo provato a diventare “unexploitable” pur non sapendo bene come fare.
La GTO non si cura della mano in sé, ma della totalità di mani plausibili in una specifica situazione. Si basa sui range, non sulle singole combinazioni. Perché per vincere a poker non serve essere fortunatissimi (aiuta, statene pur certi!) ma è più importante avere cognizione dei range in gioco e, di conseguenza, avere un vantaggio di range sull'avversario in modo da poter rappresentare un certo punto pur avendo qualcosa di diverso in mano, proprio perché “rientra nel range percepito”.
La dinamica più classica, esempio citato anche da uno come Domink Nitsche, è quando un giocatore apre da UTG e il BB difende il suo buio. In questo caso, su un board K-x-x- o A-x-x rainbow, il vantaggio di range dell'original raiser è tale che nella maggior parte dei casi questi porterà a casa il piatto con una c-bet pur avendo aperto con 8-9s o mani simili.
Questo accade perché nello sviluppo della mano sarà difficile per BB proseguire nell'azione senza un punto molto forte e, con ogni probabilità, lo stesso giocatore avrebbe 3-bettato preflop (perché più conveniente per lui) con una mano di assoluto valore. La domanda che un GTO player si pone in questo caso però non è quanto bluffare quando non ha equity su una certa texture, ma comprende tante altre sfaccettature.
In breve: dato il mio range percepito e dato quello di BB, su una texture come A-x-x quante volte andrò a c-bettare, checkare back per puntare turn, checkare tutte le strade o su quali altri turn e river possono permettermi di sparare una seconda pallottola e via dicendo...GTO significa risolvere una dinamica di gioco, non trovare la chiave assolutamente giusta per una singola mano.