Nel mondo dell'exploitative play: sfruttare le debolezze avversarie

Dopo una breve introduzione sui concetti fondamentali del gioco exploitativo passiamo ai fatti. Quest'oggi vi proponiamo un esempio concreto di giocata exploitativa, utilizzando dei dati fittizi, funzionali al nostro scopo.

 

 

Ci troviamo in zona bolla e spilliamo K♠ J♠ con uno stack corposo, attorno ai 60x. Notiamo che l'avversario sullo SB sembra essere particolarmente allegro. Il suo stack supera le 80x, ha appena vinto qualche colpo in maniera fortunosa vs short stack e sta provando a bullare il tavolo a modo suo.

 

L'HUD che utilizziamo rileva poco più di 200 mani e spulciando le statistiche notiamo un'aggressione spropositata dai blind, con percentuali di 3-bet che vanno ben oltre una media accettabile. Decidiamo di aprire da HJ e dopo il fold di CO e BTN arriva puntuale la sua 3-bet, poco meno di 3x. Passa BB e decidiamo di flattare.

 

In base ad alcune giocate precedenti, l'avversario in questione tende a prendere l'iniziativa puntando piccole percentuali di piatto con bottom/middle value o con aria totale. Su 10♠ 2♥ 7♥ accade esattamente quanto detto sopra: cu pot di circa 8 BB il nostro avversario ne mette 2,5 in mezzo. Chiamiamo.

 

Al turn casca una Q♠ che ci apre un mondo intero, siamo in combodraw e l'avversario checka. Decidiamo di puntare una size di circa 2/3 pot, 9BB su 13 totali, SB ci pensa e chiama. 

 

Al river casca un 4♣ che sostanzialmente non cambia granché, il nostro avversario checka nuovamente e noi spulciamo le sue statistiche ancora una volta, notando un'altissima percentuale di give-up al river. Scegliamo una size di circa 18BB su 31 totali e puntuale arriva il fold.

 

ANALISI DEL COLPO: Le informazioni a nostra disposizione sono state essenziali per mettere in atto il nostro bluff. Dalle statistiche a nostra disposizione non è improbabile che l'opponent avesse in mano un draw a scala/colore o una pair con draw/redraw. Con queste mani infatti lo abbiamo visto fare azione esattamente nello stesso modo, salvo poi mettersi in c/c-c/f nelle street successive.

 

Al flop abbiamo due overcard, redraw a scala, redraw a Picche e soprattutto giochiamo in posizione. Considerata la percentuale di 3-bet, attorno al 15% dai blind, stimiamo che non vi siano solo mani fortissime nel suo range ma includiamo anche suited connectors basse e medie (7-8s/8-9s/T-9s/J-Ts) e Assi-x suited. Mani come A-7/A-2/A-T possono rientrare nel range e farebbero enorme difficoltà a fronteggiare due puntate tra turn e river.

 

La Dama al turn è una carta ideale per il nostro range percepito, nel quale rientrano ancora diverse pair alte giocate in trapping che dopo un check punterebbero forte per prendere valore dai molteplici draw presenti sul board. Avendo noi un draw a Picche, senza escludere le remote possibilità in cui l'avversario abbia A♠ 2♠, possiamo stimare che nel suo range vi siano diversi draw, mentre le mani di medio valore dovrebbero foldare tra turn e river a fronte di una double barrel.

 

Il river non chiude nessun draw e a questo punto provare a portarsi a casa il piatto è quantomai legittimo: la size attorno al 50/60% è ideale per minimizzare i rischi e non dare odds troppo favorevoli per un eventuale call con una mano marginale. Con la nostra mano (K-Js) blockeriamo anche eventuali combo di Q-J che avrebbero potuto 3-bettare preflop, mentre mani come A-Q o A-T sono le uniche che sulla carta ci preoccupano, in quanto non è detto che avrebbero tenuto la stessa linea.

 

Rimangono i draw e le coppie basse/medie: queste farebbero una gran fatica a chiamare data l'action, motivo per cui da parte di SB il fold sarebbe quasi obbligatorio.

 

In questo esempio vi abbiamo mostrato come sfruttare al meglio le debolezze avversarie per mettere in atto una giocata exploitativa. Ma attenzione, questo era soltanto uno spot inventato, al tavolo da gioco le cose potrebbero andare diversamente!

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