Slowplay, come è perché conviene metterlo in atto?

Cominciamo subito a chiarire una cosa: lo slow-play, che in gergo pokeristico significa "sotto-rappresentare" la forza della propria mano nel tentativo di far bluffare l'avversario, non è assolutamente una cosa semplice da mettere in atto.

 

 

Nel Texas Hold'em la certezza di avere la mano migliore può vacillare di strada in strada, ecco perché "slowplayare" può rivelarsi una pericolosissima arma a doppio taglio se questa strategia non viene messa a punto nella maniera ottimale.

 

Per chi è poco avvezzo alle due carte, la situazione più banale di slow play potrebbe essere la seguente. Open da BTN con stack di 30x effettivi e difesa del nostro big blind con coppia d'Assi, che in diverse altre circostanze avremmo probabilmente 3-bettato.

 

Perché in una circostanza simile stiamo "slowplayando?" Il motivo è semplice: il nostro avversario si aspetteràuna difesa del BB con un range abbastanza largo e proverà sulla maggior parte dei flop a c-bettare, per cui salvo i casi nei quali avrà centrato una doppia coppia, un set, una scala o comunque una mano migliore della nostra (cosa che capiterà una volta su 8 circa) riusciremo a prendere una strada di valore senza fare troppi sforzi, creando i presupposti per un bel piattone nelle strade successive.

 

Insomma, senza addentrarci troppo nel colpo specifico il concetto che vogliamo far passare è il seguente: slowplayare equivale a cedere parte del valore intrinseco della nostra mano, che normalmente giocheremmo in altro modo, per recuperarlo in base alle tendenze dei nostri avversari giocando sul nostro range percepito.

 

Uno slowplay a regola d'arte deve tenere necessariamente in considerazione alcuni aspetti quali la sitauzione al tavolo, gli avversari che abbiamo davanti, lo stack in gioco e la fase del torneo. La stessa mossa che abbiamo spiegato in apertura, fatta nel primo livello di gioco di un torneo non sarà una giocata in "slowplay" ma semplicemente un'occasione persa di mettere più chip in gioco con una mano di valore assoluto.

 

Per chiarire ulteriormente il tutto facciamo un esempio contrario: fase iniziale di un torneo, stack tutti compresi tra 150 e 200 BB o più, due openlimp al tavolo da middle position, click raise del BTN e noi da SB ci troviamo con A-K. Se nella vostra testa avete pensato a soluzioni alternative come "Chiamo soltanto per poi controrilanciare se qualcuno rilancia ulteriormente, e via dicendo...", siete già in alto mare. 

 

Gli stack sono enormi e i piatti irrisori, senza contare che la maggior parte delle volte gli openlimper si limiteranno al flat e ci troveremmo a giocare un pot 4-way fuori posizione con una mano che preflop rientra nel top 2% del range...Insomma, se non li mettiamo in mezzo qui i soldi quando dovremmo farlo? Nel prossimo capitolo analizzeremo più a fondo delle situazioni dove lo slowplay può rivelarsi la mossa migliore! Stay tuned!

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