Sessant'anni e non sentirli: Erik Seidel, il campione senza tempo che fa la barba alle nuove leve del poker mondiale!

Quando si pronuncia il suo nome la riverenza è dal quale non ci si può esimere.

 

Erik Seidel sta al poker come Pelè al calcio e se non fosse per quei maledetti high roller che hanno scombussolato la all-time money list proiettando in testa a tutti un certo Justin Bonomo (senza nulla togliere al suo incommensurabile talento), probabilmente se la giocherebbe solamente con Daniel Negreanu, un'altra leggenda vivente del poker mondiale.

 

Nel 2019 Erik compirà sessant'anni, di cui almeno la metà spesi a macinare milioni ai tavoli da gioco: 35 ad essere precisi, i milioni. A spaventare è la continuita con la quale ha ottenuto i suoi risultati, migliorati anno dopo anno nonostante il giochino abbia subito una notevole evoluzione rispetto a quel che si giocava a cavallo tra la fine degli anni 80 e i primi anni 90.

 


Lui c'era allora e c'è adesso, più forte del tempo e degli "enfant terrible" che hanno sconquassato la scena riducendo l'Holdem a una mera questione matematica, nel nome della tanto amata (di questi tempi) GTO.

 

Per Seidel il poker non è soltanto un gioco, ne può ridursi a un semplice lavoro: è ed è stata una scelta di vita. Viaggiare il mondo, competere coi migliori e dimostrare a se stesso che di fronte a cotanto talento sono gli altri a doversi adeguare ai suoi tempi e non lui alle mode del momento.

 

Non è un caso che, mentre tanti suoi coetanei, nonché nemici di tante battaglie, sono stati costretti ad appendere le carte al chiodo, Erik ha aumentato esponenzialmente le sue vincite, anno dopo anno.

 

Facile scalare la all-time money list a suon di primi posti da 4 o 5 milioni, provateci voi invece a salire sul podio della storia del poker mondiale vincendo al massimo 2,5 milioni in un singolo torneo.

 

E' proprio questo infatti il suo best cash live, conquistato in barba a un rampante Dimitri Urbanovich in quel di Montecarlo dove, partendo con uno svantaggio di 3:1 riuscì a insegnare poker a quel ragazzino prodigio che sembrava non temere nessuno. I più attenti ricorderanno anche lo spot in cui andò a chiamarlo con J high, ricordandogli che se si trova a certe altitudini non è affatto per il cieco volere della dea bendata.

 

A dirla tutta, se nella vita non avesse avuto cotanta avversione a valicare i confini nazionali, il suo live score sarebbe potuto essere più cospicuo. Meglio per i grinder europei che sia rimasto alla larga, perché con ogni probabilità la all-time money list avrebbe avuto un altro leader al momento...

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