Uno dei più grandi giocatori di poker si è rifatto vivo in occasione delle Triton Series coreane: Tom Dwan ha infatti rilasciato una video-intervista nella quale ha raccontato un po' di se.
“Rispetto a dieci anni fa – ha spiegato Tom – sono un po' più vecchio, ma anche più saggio”.
Ha dei posti favoriti in cui giocare, lui che non ha mai smesso di fare quello in cui riesce meglio.
“Il posto che preferisco sono le Maldive, mi piace giocare anche a Las Vegas ma non ci sono partite di Short Deck. Oggi dico Londra e Montenegro, magari non in inverno ma in estate, è un posto davvero bello: se perdi puoi andarti a fare una passeggiata vedendo un bel panorama...”.
Quello che non è cambiato con il passare del tempo è il suo disamore per i tornei, specialità nella quale non è mai stato eccellente nonostante il suo talento.
“Anche stavolta è stata brutale, sono rientrato quattro volte per non andare da nessuna parte. E nel primo evento delle Triton Series non sono durato più di cinque minuti. Spero che cambino le cose in futuro, vedremo”.
Non gli piace il ruolo del poker coach, ha detto di non sentirsi affatto a suo agio in quelle vesti: “Do qualche consiglio, ma non mi sento per niente bravo come coach. Non è il mio forte vedere i difetti degli altri e spiegargli perché stanno sbagliando”.
La passione del poker è rimasta forte grazie allo Short Deck, che lui ha iniziato a studiare ben tre anni prima che diventasse molto popolare nelle partite high stakes che è solito frequentare.
“Mi piace perché c'è più azione e divertimento rispetto al poker classico. Poi c'è un ambiente meno predatorio. Questo per me dipende dal fatto che l'edge, nello Short Deck, è ridotto”.
Non sa ancora cosa l'aspetterà in futuro, ma di certo nel presente e ancora per qualche anno il poker farà ampiamente parte della sua vita.
“Non so se sono mai stato innamorato del poker. Nel futuro prossimo lo vedo ancora nella mia vita, però forse un giorno non sarà più il mio principale focus. Vorrei, tra anni, che ci fossero poche sessioni live da 30 ore!”.