Che vi piaccia o meno, se molti di noi hanno sviluppato una passione sfrenata per il mondo delle due carte il motivo sta dietro i nomi di alcuni professionisti che hanno fatto da apripista.
Erano gli anni in cui un ragazzino sbarbato, con addosso la sciarpa della Roma, metteva a ferro e fuoco i tavoli da poker con la sua smisurata aggressività. Parliamo ovviamente di Dario Minieri, una delle icone del poker italiano grazie al quale migliaia di appassionati si sono trasformati in veri e propri giocatori di poker.
Assieme a lui ce ne sono tanti altri, da Max Pescatori (l'italiano più "braccialettato" di tutti i tempi) alle stelle internazionali come Tom Dwan, Phil Ivey e compagnia cantante. Tutti professionisti vincenti, dal carisma indiscusso, capaci di catapultare attorno a sé l'attenzione dei media e conseguentemente dei loro seguaci, cresciuti esponenzialmente negli anni del boom del poker.
Dopo il fattaccio del black friday la tendenza delle poker room è stata quella di puntare sempre meno su figure di rilievo quali i professionisti delle due carte, come se in fondo non vi fosse più alcun bisogno del loro contributo. Ma siamo sicuri che questa scelta si sia rivelata + EV (per usare un'espressione cara ai pokeristi) nel lungo periodo?
In un recente Tweet, Daniel Negreanu si è scagliato contro i giocatori vincenti, additandoli come i principali responsabili del declino del movimento pokeristico negli ultimi anni. A dirla tutta, secondo il suo punto di vista, l'essere vincenti non è di per sé un problema, ma nella maggior parte dei casi un player vincente di questi tempi ha delle caratteristiche che non aiutano gli amatori ad avvicinarsi al tavolo verde.
Il suo punto di vista potrebbe essere legittimo anche se eccessivamente di parte, in quanto Daniel stesso è tra i più vincenti della storia e per via del suo carisma si toglie fuori dalla schiera dei "player nocivi", tuttavia prendersela con chi è riuscito a trasformare la sua passione in uno splendido lavoro non sembra essere il vero fulcro della questione.
La verità, come sempre, sta nel mezzo. E probabilmente più che la sovraesposizione di player vincenti sarebbe da esaminare la carenza di personaggi carismatici, a prescindere dalle loro vincite, in grado di attirare nuovi giocatori e dare nuova linfa ad un settore con grandi potenzialità. Basti pensare che i field attuali vedono ancora una fortissima componente maschile: sarà mica ora di puntare più sulle donne e arrivare finalmente ad avere field più equilibrati? D'altronde il poker sembra il gioco perfetto per raggiungere una perfetta parità dei sessi: è un gioco di logica dove la forza fisica non conta nulla al cospetto di quella mentale. Prendiamone atto!