Chi ha assistito al tavolo finale del Main Event WSOP 2014 ricorderà come il player svedese riuscì meritatamente a sbaragliare la concorrenza – piuttosto agguerrita a dir la verità considerando il livello medio dei player che riescono nell'impresa di fare November Nine – aggiudicandosi il titolo di campione del mondo assieme a 10 milioni di dollari tondi tondi.
In una recente intervista il buon Jacobson ha ripercorso i suoi primi passi nel mondo del poker, raccontando in che modo è cominciata la sua ascesa e non solo, perché essere un pokerista al giorno d'oggi è qualcosa di terribilmente serio:
"Al momento essere un poker player professionista non è più un gioco da ragazzi. Sono finiti i tempi in cui il poker player veniva rappresentato in un ambiente fumoso o in uno scantinato con un bicchiere di wiskie in mano. Oggi tutti i top professionisti si gestiscono in maniera ottimale, meditano, fanno sport e curano la propria forma fisica proprio come accade in qualsiasi altra disciplina sportiva."
Non è un caso che per l'appuntamento più importante della sua vita, il final table del 2014, Martin ha speso i mesi precedenti alla tre giorni di fuoco in una sorta di ritiro mistico, tra studio e simulazioni:
"Mi sono immerso nel gioco come non avevo mai fatto prima, studiando gli avversari e facendo delle simulazioni coadiuvato da amici stretti. Alla fine conoscevo a menadito i punti di forza e i punti deboli di tutti, e infatti quando ho preso posto ho notato subito quanto la tensione fosse alta."
Le cose in quel di Vegas sappiamo tutti come sono andate, tuttavia dopo la breve parentesi sul suo final table, eccolo approfondire gli inizi della sua carriera:
"Ho cominciato dal nulla, costruendo il mio bankroll grazie ai satelliti online giocando per lo più pochi centesimi, finché non sono riuscito a raggiungere dei premi importanti."
Una scalata in piena regola quindi, quella che in tanti sperano di riuscire a compiere ma che in pochissimi riescono davvero a mettere in atto. D'altronde non bastano le skill per riuscire nell'impresa, ci vuole tanta costanza, determinazione e sangue freddo, tutte doti proprie del campione scandinavo che non a caso sono tornate utili nel momento topico della sua carriera.