13 giugno 2019. Ricordate questa data cari amanti delle due carte, perché ieri sera Dario Sammartino ha scritto un pezzo di storia importante per il poker azzurro e nei prossimi giorni proverà a dare l'assalto al torneo dei tornei: il Main Event delle World Series of Poker.
Dopo Filippo Candio e Federico Butteroni, Dario è il terzo italiano a raggiungere il tanto ambito final table del Main WSOP ma, nonostante non parta col miglior stack in gioco, mai come questa volta abbiamo la sensazione il nostro alfiere abbia davvero qualcosa in più rispetto ai suoi avversari.
Sarà per l'esperienza, per il talento, per le vincite maturate o semplicemente perché Dario è tra i migliori esponenti della scena internazionale nel No Limit Hold'em, ma se la fortuna continua a sorridergli ne vedremo delle belle nei prossimi giorni.
Il final table è strutturato su tre giorni che, siamo sicuri, ci regaleranno bellissime emozioni. Il 4° posto di Filippo Candio sembra essere un'era geologica fa, eppure le emozioni che ci fece provare in quel frangente sono ancora ben impresse.
Allora Filippo era soltanto un ragazzino allo sbraglio, finito al posto giusto nel momento giusto. Per Federico Butteroni invece si trattava più di una formalità la sua presenza al final table, all'insegna del "Che dio ce la mandi buona".
E infatti il suo stack risicato lo ha visto costretto a foldare, foldare, foldare, per poi metterle in mezzo sotto i 10 big blind e non vedere più le chip tornare indietro. Stavolta è diverso.
Dario Sammartino ripartirà con 33 big blind e nessuno dei suoi avversari sa come trarre il massimo da queste situazioni meglio di lui. Gli scalini del payout sono importanti, e col 5° stack alla partenza e 3 avversari attorno ai 20x occorre fare le dovute considerazioni in ottica ICM.
A guidare la truppa il tedesco Hossein Ensan, già vincitore di un Main EPT, che ripartirà con un monster stack da 177 milioni di gettoni. Eppure, nonostante il divario enorme, 30x in mano a Sammartino non ne valgono 200 in mano a nessun altro lì al tavolo. E questo è un dato di fatto.
Che il nostro Darione riesce a regalarci quella gioia che nemmeno nelle migliori delle ipotesi avremmo mai osato nemmeno pronunciare? Staremo a vedere...