Per la notte che verrà niente sveglia a orari improbabili, è successo invece nelle ultime due: il cellulare che suona alle 3.00 perché non volevo perdermi l'appuntamento con la storia.
Solo nella calma di quelle ore in cui tutti dormono, ma con l'adrenalina a mille perché un ragazzo italiano di 32 anni, il più forte dei nostri, sta provando con tutto se stesso a conquistare quel braccialetto pieno di diamanti che rappresenta il sogno di chi gioca a poker.
Dario Sammartino da Napoli - perfetto nel suo vestito elegante - ci ha sempre creduto, pur avendo giocato praticamente tutto il tavolo finale con uno stack risicato, da gestire con attenzione, sapienza, però mai con paura.
Ha usato tutta l'esperienza accumulata in questi anni di successi (e delusioni) per provare a regalarsi quel titolo che avrebbe reso la sua carriera pazzesca.
Dario è arrivato a un passo, lo ha battuto solamente Hossein Ensan, tedesco di origine iraniana, che col suo stile “strategia sopra la matematica” ha messo più volte in difficoltà il nostro eroe, quando la tavola sembrava fosse perfettamente apparecchiata per la cena a tre stelle del nostro Sammartino.
Purtroppo non è stato così, merito al nuovo campione del mondo che ha dimostrato, dopo la vittoria dell'EPT di Praga di qualche anno fa, di avere tutto quello che serve per far suo il torneo dei tornei: atteggiamento al tavolo, coraggio, gestione ottimale dello stack e quella sana dose di “braccio” che, di fatto, ha messo alla corda l'avversario più forte tecnicamente, ovvero Dario.
Va detto che Sammartino, per sua stessa ammissione, non ha giocato l'heads-up al massimo delle sue potenzialità, sicuramente provato dalle tante ore di gioco, reiterate per giorni, con una pressione fuori dall'ordinario.
Nonostante i sei milioni di dollari che a freddo mitigheranno la delusione, ho la sensazione che Sammartino con fatica accetterà il secondo posto al Main Event delle World Series. Perché era lì a un passo e quella è un'occasione che sei costretto ad afferrare quando ti passa davanti, probabilmente una sola volta nella vita.
Secondo su 8.569 è qualcosa di inimmaginabile a inizio torneo, proprio per questo chiudere runner-up lascia un carico di amarezza fuori dal comune, col quale Dario, da straordinario professionista qual è, imparerà comunque a convivere.
La mano decisiva è arrivata dopo otto ore di gioco del final day e ci ha fatto sperare fino al river.
Blind 2/4 milioni, raise di Ensan a 11 milioni di bottone con K-K e call di Sammartino con 8-4 di picche.
Il flop è 10 picche, 6 picche, 2 quadri. Sammartino check/calla la bet da 15 milioni del tedesco.
Al turn esce il 9 di fiori.
Dario checka, Hossein mette in mezzo 33 milioni di chips, Sammartino opta per il push e c'è il call.
Vinciamo il colpo con tutte le carte a picche e i sette, ma il destino è con il tedesco, infatti l'ultima carta di un infinito torneo è un “pessimo” 10 di fiori.
Game, set & match Ensan.
Dario raggiunge la sua curva che lo ha supportato con un tifo incessante e si è fatto nascondere in un bellissimo abbraccio mentre piangeva. Le comprensibili lacrime del vice campione del mondo di poker.
Rimane un'impresa straordinaria, da “Gazzetta dello Sport”, che sottolinea, qualora ce ne fosse ancora bisogno, come il poker sia un gioco di abilità: un ragazzo italiano, tra i più forti giocatori del pianeta, si è fatto largo in una marea di colleghi e dilettanti, andando vicino a rendere realtà il più bramato sogno che un pokerista possa avere.
Grazie Dario per averci regalato delle nottate meravigliose, il sonno si può recuperare mentre le emozioni se non le vivi le perdi per sempre. E io, come tanti altri che hanno seguito il tuo cammino, le ho provate eccome.