Perché il runner up di Dario Sammartino fa bene al poker italiano

Quel che è stato è stato, e sull'esito del Main Event WSOP c'è poco da aggiungere.

Tuttavia il clamoroso runner-up di Dario Sammartino può essere analizzato da diverse prospettive, senza per forza perderci in disamine strettamente tecniche che lasciano il tempo che trovano.

 


Il riferimento in questo caso è alle ripercussioni che ha avuto sul movimento pokeristico nazionale. Non è un mistero che molti di noi, abbia cominciato a giocare le prime mani sulla scia dei vari Dario Minieri o Filippo Candio, giocatori che hanno scritto la storia del poker nostrano per le loro imprese al di là dell'oceano.

 

Era da quasi un decennio che non si sentiva un'energia, una passione e un coinvolgimento di queste proporzioni. Tutti incollati al monitor a fare le ore piccole per vedere un italiano tentare l'assalto al torneo più prestigioso al mondo. Se pensate che si tratti di qualcosa di scontato vi sbagliate di grosso.

 

Siamo stati un po' tutti Dario Sammartino nei giorni in cui lottava per il braccialetto, siamo riusciti a immedesimarci nella sua testa, siamo stati a nostra volta a cantare assieme agli amici assiepati nel rail.

 

Sono questo tipo di imprese che avvicinano le persone alla parte migliore di questo gioco, che col passare degli anni dimostra sempre più di essere uno skill game.

 

Tenuta mentale, preparazione, capacità di gestire lo stress...Gli ingredienti sono tanti e variegati, ma il risultato è una vera delizia. Imprese che vanno ben oltre il mero aspetto economico. Non che i soldi non facciano la differenza, per carità, in fondo si gioca a poker per vincerli. Ma quando in ballo c'è la gloria, la possibilità di diventare immortali scrivendo il proprio nome nella storia dei più grandi di sempre, non ci sono cifre che tengano.

 

Dario Sammartino ha acceso un entusiasmo che sembrava essersi assopito, ha infiammato i cuori di tutti gli appassionati, dai grinder più esperti all'ultimo degli amatori. Ha riacceso il sogno che nel 2010 Filippo Candio ci aveva fatto toccare con mano, perché il poker è prima di tutto passione, passione viscerale.

 

La dimostrazione lampante che con lo studio, l'applicazione e il talento si possono raggiungere traguardi insperati, magari proprio in faccia a quegli americani che del Texas Hold'em hanno fatto la loro bandiera. Sotto questo punto di vista un po' tutti dobbiamo esser grati a Dario Sammartino, che ha dato lustro a un movimento sempre più bistrattato da chi legifera senza avere alcuna conoscenza in materia.

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