Ci abbiamo creduto, abbiamo sognato, lo abbiamo tifato e per diversi istanti abbiamo quasi assaporato assieme a Dario Sammartino il gusto di una vittoria senza precedenti.
Quando Dario si portava a oltre 300 milioni di chip dopo aver vinto un piattone con una doppia coppia superiore a quella di Ensan, il traguardo sembrava soltanto una formalità...Poi qualcosa è cambiato, sia nella testa del player napoletano che per quanto riguarda il supporto della dea bendata.
Ensan ha cominciato a vincere un piatto dopo l'altro con Dario provava a difendersi come meglio poteva, ma ogni piatto assegnato al tedesco sembrava quasi una sentenza. Ci ha messo una mezz'oretta Ensan a pareggiare lo svantaggio e, proprio quando sembrava arrivato il momento giusto per riprendersi il maltolto, arrivava un'altra mazzata che spingeva Dario sempre più in basso.
Il divario aumentava senza soluzione di continuità e dopo un'ora abbondante il tedesco aveva il doppio delle chip dell'azzurro. Una pressione mai vista, smorzata soltanto dall'incitamento dei supporter presenti nel rail, che hanno cantato incessantemente per tutta la durata del tavolo finale.
Dario non è riuscito a prender le misure all'avversario pur essendo tecnicamente molto più preparato di lui. Strano vedere un campione del suo calibro lasciarsi sopraffare con così tanta naturalezza e la mano finale non è che l'emblema di una parabola discendente cominciata subito dopo il ribaltone iniziale.
Forse Hellmuth non aveva tutti i torti a muovere qualche critica nei confronti del nostro alfiere che, per carità, ce l'ha messa davvero tutta anche se non è più riuscito a riprendere il diretto avversario.
Una questione di run, sì, ma forse anche mentale. Troppo alta la posta in palio – e non parliamo soltanto del denaro perché in fondo i 6 milioni del secondo posto erano già garantiti e non sono mica bruscolini – e troppa la voglia di dire basta, di scaricare la tensione accumulata e porre fine a un testa a testa che metteva a dura prova i nervi degli spettatori, figuriamoci dei protagonisti...
Non ce ne voglia il nostro Sammartino, ma il calo c'è stato e lo si è percepito. Ensan non è un professionista come può esserlo un Chidwick o un Bonomo e probabilmente una strategia più semplice e lineare avrebbe portato i suoi frutti.
Ensan l'heads-up l'ha vinto di testa prima e con le carte poi. E se l'è meritato tutto perché laddove la tecnica non poteva arriva c'è arrivato l'uomo. Forse per Dario vincere il braccialetto, per quanto lo volesse con tutto se stesso, avrebbe rappresentato un punto d'arrivo. Forse è meglio che l'abbia vinto il suo avversario perché le motivazioni, nel poker come nella vita, sono tutto e Sammartino ha ancora una lunga carriera davanti e decine di altri sfizi da togliersi. Chissà, magari in caso di vittoria avrebbe appeso le carte al chiodo per un po', come altri suoi illustri colleghi (vedi Charlie Carrel o Fedor Holz). E se questa mancata vittoria in realtà costituisse la molla giusta per garantirgli altri dieci/vent'anni di carriera ai massimi livelli?