Alla faccia di chi non crede nel valore della diversità. New Orleans, capitale dello stato della Lousiana, è stata sempre un crocevia di genti.
La sua posizione è strategica per il commercio: racchiusa tra una manchiata di laghi e attraversata dal Mississippi si affaccia sul Golfo del Messico.
Non è un caso che proprio New Orleans sia stata la patria della musica jazz. Un genere ispirato alla tradizione musicale e ai canti di lavoro che si diffonde a macchia d'olio in diverse città degli Stati Uniti. Suonato un po' ovunque, dalle feste ai funerali, agli angoli delle strade o nei locali a luci rosse, è il risultato di influenze europee, africane e, ovviamente, americane.
Il poker come il jazz?
Potrebbe sembrare un paragone azzardato ma non lo è affatto. La scorsa volta abbiamo passato in rassegna i giochi che hanno ispirato la prima forma di poker conosciuta: il Poque.
A New Orleans era facile trovarsi per affari e ai primi dell'Ottocento fare affari significava, nella maggior parte dei casi, disporre di denaro contante. Chi viaggiava a quell'epoca amava concedersi qualche sfizio e il gioco d'azzardo era sicuramente tra le attività predilette dagli uomini d'affari con le tasche belle gonfie.
Nella città del jazz prende piega il Poque, diventato successivamente Poker, che univa sostanzialmente il Brag e il Poque per l'appunto. Si giocava con sole venti carte, elemento preso in prestito dalla Boiullotte, e vi erano quattro punti possibili, ovvero poker, full, tris e coppia. Colori e scale non avevano alcun valore anche se successivamente, con l'adozione del mazzo intero, cominceranno ad avere un ruolo importante.
Per quanto concerne il termine è stato preso il prestito, almeno inizialmente, quello del gioco francese o almeno a questo si rifà una delle prime menzioni letterarie del gioco. Davvero curioso come il racconto della prima mano di poker coincida con un cooler clamoroso accompagnato da uno slowroll davvero epico.
Si racconta infatti che uno dei due avversari mostrò un bel poker di Kappa, mentre il suo contendente si accinceva ad annunciare il suo punto - "Uno, due, tre e quattro Assi!" - posandoli delicatamente sul tavolo, uno a uno.
Il gioco però non si avvicinava nemmeno lontanamente a quel che possiamo immaginare e per farsi largo al tavolo bisognava essere davvero delle volpi. Il motivo? Scopriamolo assieme nella parte successiva