In questi tempi, in cui è il Coronavirus a dominare le prime pagine di tutti i giornali, non c’è solo la questione sanitaria a far gridare all’allarme. Anche sul piano del lavoro non mancano i problemi e le difficoltà, anche se il caso che stiamo per raccontare sembra quasi superare i confini della realtà.
A pagare il “pedaggio”, questa volta, sono i dealer di un casinò, i quali per un eccesso di buon senso e di precauzione sono arrivati a perdere il proprio posto di lavoro.
La storia che stiamo per raccontarvi è accaduta tra le mura del casinò di Chaves, in Portogallo. Sono tre i croupier che avrebbero dovuto presentarsi come di consueto, per dare le carte ai tavoli. In quei giorni, presso la struttura lusitana era in programma un torneo di poker tra i più importanti nel calendario annuale nel Paese. E così era prevista la presenza di decine di giocatori provenienti da ogni parte del Portogallo. Una situazione preoccupante ma ancora consentita, visto che il Governo nazionale non aveva ancora preso precauzioni contro il Covid-19.
E così i tre dealer avevano fatto specifica richiesta di non effettuare regolarmente il proprio turno ai tavoli. Una richiesta carica di paura, vista la folta presenza di persone e le distanze di sicurezza di almeno un metro che, considerando i tavoli full ring, non potevano essere rispettate tra i giocatori e con gli stessi dipendenti della struttura. Per tutta risposta, però, il responsabile ha replicato così: potete pure andare a casa, da questo momento siete tutti e tre licenziati!
“La posizione dei dipendenti non è stata presa bene dai vertici del casinò – ha dichiarato Carlos Teixeira, presidente del sindacato - . I ragazzi si sono rifiutati di dare le carte perché non c’erano le condizioni di sicurezza a causa delle notizie in arrivo sul fronte Coronavirus. A loro fu però detto che avrebbero anche potuto lasciare i locali del casinò, visto che si stavano rifiutando di prestare servizio senza giusta causa”. Ma questa decisione non ha fatto altro che sollevare un vespaio di polemiche.
Lo stesso Teixeira aveva fatto capire chiaramente, poche ore dopo l’annuncio del triplo licenziamento, che la richiesta di tutti i dipendenti era quella di far chiudere il casinò. “Non è possibile garantire le condizioni di gioco, sia ai giocatori stessi che ai croupier che lavorano ai tavoli. Non ci sono le distanze minime garantite e le probabilità di contagio sono troppo alte”. La protesta è montata in maniera inesorabile, tanto quanto l’avanzata del Covid-19 in tutto il Portogallo.
E così è arrivata la tanto attesa notizia della chiusura di tutte le case da gioco del Paese. Da Chaves a Espinho, da Vilamoura a Monte Gordo passando per Praia da Rocha. Tutti i casinò portoghesi, tra le altre cose gestiti in singola proprietà dal gruppo Solverde, non potranno operare fino a data da destinarsi. Ora non resta far altro che attendere di scoprire il destino dei tre dealer, che alla lunga sono stati licenziati senza giusta causa e solo per aver in un certo senso previsto ciò che sarebbe accaduto.