Non bastava l'ormai famoso (e famigerato) algoritmo di Facebook che rende i nostri post più o meno visibili dal resto della community, ora la casa di sviluppo del buon Zuckenberg ha messo in mostra un nuovo bot: Recursive Belief-based Learning. Per gli amici, ReBeL.
Che cosa fa ReBeL?
ReBeL è un classico (si fa per dire) bot che ovviamente non è stato concepito per "giocare a poker" come primo obiettivo, ma per le sue caratteristiche è diventato particolarmente interessante vederne l'applicazione in quel contesto.
Le sua capacità sono le interazioni con molti agenti (come possono essere la guida automatica o la sicurezza informatica per esempio), e si costruisce attraverso l'apprendimento per rinforzo (ovvero quando l'AI riesce a ottimizzare il raggiungimento degli obiettivi preposti a seconda del valore degli stessi) e naturalmente con la ricerca durante il processo di informazioni per arrivare all'obiettivo.
Ricerca e apprendimento per rinforzo, sono la base con cui si costruisce un algoritmo in grado di affrontare giochi come gli scacchi, ma non è così semplice in altri che non dispongono di tutte le informazioni, come appunto è il poker.
La sfida uomo vs poker di ReBeL
Lo sviluppo di ReBeL si avvale allora di quella che viene chiamata una PBS (una distribuzione di probabilità), che nel poker rappresenta tutto il range di decisioni che un giocatore può compiere.
In questo caso, il test applicato è stato fatto su un gioco No Limit Hold'em in modalità Headsup (uno contro uno), con la costante però che nei primi due giri di puntate (preflop e flop quindi) si potesse fare solo check o call.
ReBeL ha poi giocato contro Dong Kim (giocatore professionista che ha proprio nell'heads up la sua specialità) 7.500 mani, prendendo decisioni di circa due secondi più velocemente (in media) ogni mano giocata.
Il risultato finale è stato di 165 millesimi di big blind per partita, migliorando qualsiasi altro algoritmo testato fino ad ora nelle stesse condizioni.
Non c'è però da temere di ritrovarsi ReBeL ai tavoli da gioco, perchè gli stessi sviluppatori di facebook non hanno rilasciato il codice sorgente, che sarà quindi utilizzato esclusivamente per altri scopi (ben più utili, si spera).