Si sta evolvendo in maniera sempre più chiara la vicenda che ha come protagonista Mike Postle. È passato quasi un anno da quella partita di cash game a dir poco sospetta, che ha avuto luogo presso la Stones Gambling Hall di Sacramento. Un tavolo disputato anche in diretta streaming che ha visto sugli scudi proprio il giocatore americano, capace di portare a casa dei piatti incredibili. Ben presto, l’eventualità di una grande capacità di lettura da parte di Postle è stata trasformata in baro.
La vicenda giudiziaria è passata attraverso una serie di attacchi, sia a mezzo stampa che attraverso le lettere degli avvocati. E non sono mancate anche le azioni al di fuori delle aule di tribunale, come nel caso della denuncia di Marle Cordeiro, la quale ha denunciato persino l’utilizzo di un cellulare da parte dello stesso Postle. Una situazione che ha consentito di puntare il dito su un altro soggetto, che ben presto è finito nell’occhio del ciclone per questo caso.
Si tratta di Justin Kuraitis, che nel caso in questione si è occupato di gestire la pubblicazione della diretta streaming del tavolo di cash game incriminato. Secondo l’accusa da parte della Cordeiro (e non solo) ci sarebbe stata una forte complicità tra Kuraitis e lo stesso Postle, con uno scambio di informazioni che avrebbe consentito al giocatore americano di vincere piatti sulla carta praticamente impossibili da portare a casa. O almeno per un giocatore amatoriale del suo calibro.
Ben presto, però, le accuse nei confronti di Justin sono cadute nel nulla, così come la svariata serie di denunce presentate dalla Cordeiro. Pochi giorni dopo un primo principio di deal, che ha visto Postle ottenere il patteggiamento da 62 delle 88 persone coinvolte nel procedimento, Kuraitis ha capito che era finito il momento di stare in silenzio. E così, con le recenti dichiarazioni giunte direttamente dagli Stati Uniti, è passato al contrattacco.
“È venuto fuori che questa comunità non si preoccupava del giusto o dello sbagliato, dell'equità o di una revisione cruciale dei fatti reali. È stata una corsa al giudizio con la mafia di Twitter interessata a dire cose oltraggiose e saltare a conclusioni ingiustificate, il tutto nel tentativo di ottenere follower, clic e Mi piace”.
Un contrattacco in piena regola, nel quale Kuraitis fa capire che la gogna mediatica, avvenuta soprattutto attraverso i social, ha rischiato di far decadere il buon nome che lo stesso Justin ha provato a farsi nel corso degli anni. E in queste dichiarazioni, contenute in una relazione di ben quattro pagine, il floorman della Stones Gambling Hall ha ottenuto anche l’appoggio di tanti giocatori, abituè della poker room di Sacramento.